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Eventi e Spettacoli

fino all'8 gennaio 2017 presso il Complesso del Vittoriano (Ala Brasini) a Roma

Antonio Ligabue

Inserito da (admin), venerdì 18 novembre 2016 11:59:25

Dall'11 novembre 2016 all'8 gennaio 2017 le sale del Complesso del Vittoriano - Ala Brasini di Roma accolgono la mostra Antonio Ligabue (1899-1965): un'esposizione interamente dedicata al genio tormentato, originario della Svizzera tedesca, ma che a Gualtieri - sulle rive del Po - visse fino alla morte dopo essere stato espulso dal Paese natale nel 1919. Autodidatta, grazie a una visionarietà e a una capacità di trasfigurazione straordinarie, raggiunse quella dimensione pittorica di espressionista tragico, profondamente umana e intrisa di una sensibilità viscerale che gli valsero la conquista di una propria identità e, dopo fatiche e ostracismi, i riconoscimenti da parte di appassionati e di storici dell'arte. Attraverso circa 100 lavori, la mostra propone un excursus storico e critico sull'attualità dell'opera di Ligabue che rappresenta oggi una delle figure più interessanti dell'arte del Novecento. Nato a Zurigo nel 1889, dopo tormentati e inquieti anni di vagabondaggio, nel 1919 giunge a Gualtieri dove nel 1929 incontra Renato Marino Mazzacurati (artista della Scuola Romana e poliedrico esponente di correnti artistiche quali il cubismo, l'espressionismo e il realismo) che ne comprende l'arte genuina e gli insegna l'uso dei colori a olio, guidandolo verso la piena valorizzazione del suo talento. Con singolare slancio espressionista e con una purezza di visione tipica dello stupore di chi va scoprendo - come nell'infanzia - i segreti del mondo, Ligabue si dedica alla rappresentazione della lotta senza fine, per la sopravvivenza, di animali della foresta; si autoritrae in centinaia di opere cogliendo il tormento e l'amarezza che lo hanno segnato, anche per l'ostilità e l'incomprensione che lo circondavano; solo talvolta pare trovare un po' di serenità nella rappresentazione del lavoro nei campi e degli animali che tanto amava e sentiva fratelli (in particolare, i cani). Tra gli olii esposti Carrozza con cavalli e paesaggio svizzero (1956-1957), Tavolo con vaso di fiori (1956) e Gorilla con donna (1957-1958), accanto a sculture in bronzo come Lupo siberiano(1936). In mostra anche una sezione dedicata alla produzione grafica con disegni e incisioni quali Mammuth (1952-1962), Sulki (1952-1962) e Autoritratto con berretto da fantino (1962) e una sezione sulla sua incredibile vicenda umana. Sotto l'egida dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano e con il patrocinio della Regione Lazio, Roma Capitale e Fondazione Federico II Palermo, la mostra Antonio Ligabue è promossa dalla Fondazione Museo Antonio Ligabue di Gualtieri e dal Comune di Gualtieri, è curata da Sandro Parmiggiani, direttore della stessa Fondazione e da Sergio Negri, presidente del comitato scientifico, con l'organizzazione generale di Arthemisia Group e C.O.R. Creare-organizzare-realizzare. L'evento vede come sponsor Generali Italia, sponsor tecnico Trenitalia e media partner AD. Il catalogo è edito da Skira.

La mostra
Attraverso tre sezioni cronologiche - che corrispondono ai tre periodi in cui è suddivisa la produzione artistica dell'artista - il percorso espositivo intende far conoscere i diversi esiti dell'opera di Ligabue nel corso della sua lunga attività, dagli anni Venti fino al 1962.
Prima sezione - 1928 - 1939
Nel primo nucleo espositivo si trovano le opere realizzate tra il 1928 e il 1939, connotate da una notevole incertezza grafica e coloristica e dall'impianto formale semplice, spesso concentrato su di un'unica immagine centrale, con pochi elementi di vegetazione e deboli richiami cromatici. Già in questo primo periodo, in cui la fantasia creativa è ancora incerta e il colore tenue e soffuso, appare uno dei temi più ricorrenti della sua produzione artistica: gli animali (come in Caccia grossa del 1929 e in Leopardo con gazzelle del 1928-1929) - spesso feroci, esotici, ma anche domestici - rappresentati in un'ottica primitivistica dai tratti statici e ingenui ma che lasciano già trasparire la straordinaria sensibilità inventiva dell'artista. Ligabue studiava accuratamente l'anatomia delle bestie che rappresentava e le loro posture tipiche assunte nelle fasi della caccia o del lavoro, desumendole dall'osservazione diretta o da varie fonti iconografiche poi rielaborate in una forma personale di espressività visionaria. Non mancano in questa prima sezione altri soggetti tipici della sua produzione, come le scene di vita agreste con gli animali da cortile come in Tacchini con paesaggio (1934-1936).
Seconda sezione - 1939 - 1952
Elemento distintivo e di grandissimo pregio delle opere realizzate tra il 1939 e 1952, è la connotazione estetica che in questo periodo assume valori altamente qualificanti sia nel colore che nell'elaborazione di forme più complesse. Fra i diversi elementi espressivi della nuova impostazione stilistica, protagonista indiscusso della tela è il colore steso con tonalità particolarmente calde (come il rosso, l'arancione, il blu miscelate a varie tonalità di verde e giallo) , impreziosito da una materia molto spessa e brillante. Avvicinandosi alla pienezza della sua capacità creativa, Ligabue esterna in modo sempre più efficace il dramma dell'esistenza attraverso la configurazione dell'aggressività animale (come in Aquila con volpe del 1949-1950). Per questo, con il passare del tempo, l'artista si affida ai canoni esasperati della forza espressiva e della rigorosità plastica, al fine di evidenziare meglio i sentimenti contrastanti che da sempre albergano nel suo animo.
Terza sezione - 1952 - 1962
La terza sezione della mostra si riferisce all'ultimo decennio della produzione di Antonio Ligabue, dal 1952 al 1962: l'artista è colpito da una paresi che lo lascerà invalido sino alla morte, avvenuta nel 1965. A questo periodo appartengono i celebri autoritratti (tra i quali Autoritratto con berretto da motociclista del 1954-1955) nei quali l'artista racconta impietosamente il suo volto affermando costantemente la sua identità di uomo e di artista. La produzione pittorica di questi anni è senz'altro la più numerosa e particolare nell'ambito di quella discontinuità qualitativa che ha interessato il suo intero percorso artistico. Si assiste a una graduale riduzione della scaletta dei toni, per favorire una più sobria ed efficace visione figurativa e adesso l'attenzione è pienamente rivolta verso concezioni stilistiche nuove: l'argomento trattato assume centralità assoluta rispetto all'espressione pittorica e allo svolgimento scenico, tanto da far sentire al pittore la necessità di ampliare al massimo le dimensioni del soggetto in primo piano, spesso sottoposto a deformazione figurativa, per caricarlo di una maggiore espressività estetica (Autoritratto con moto, cavalletto e paesaggio del 1953-1954 e Vedova nera con volatile del 1955-1956). L'opera di Ligabue nasce, quindi, dalle condizioni molto dure della sua vita e dall'infanzia segnata dall'abbandono e dall'emarginazione di cui fu sempre oggetto. Come evidenzia il curatore Sandro Parmiggiani: "Ciò che affascina nella sua opera, in cui spira il vento del moderno, è la costante fusione di due diverse ottiche, considerate alternative e inconciliabili: l'esasperazione visionaria e il decorativismo manierista. Ligabue è infatti riuscito, come solo i grandi pittori sanno fare, a esprimere e a fare convivere, nello stesso quadro, una duplice tensione emotiva: quella che, nella foga del racconto, dell'immedesimazione e dell'esaltazione, incendia i colori, esaspera le forme, arrivando a tutto coinvolgere in una sorta di vento panico; l'altra, che s'abbandona al gusto di iterare e di disseminare nel corpo del dipinto certi motivi decorativi come nei mantelli degli animali, negli abiti indossati, nella vegetazione, negli interni e nelle strutture esterne di case e castelli".

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