Tu sei qui: Eventi e SpettacoliBaccio Bandinelli. Scultore e maestro (1493 – 1560)
Inserito da Civita (admin), martedì 8 aprile 2014 22:49:49
Al Museo Nazionale del Bargello si apre la prima mostra monografica dedicata allo scultore fiorentino Baccio Bandinelli, "una mostra ricolma di scoperte e di sorprese - come dovrebbe essere ogni mostra fondata su studi e ricerche - che riposiziona il cavalier Bandinelli nella costellazione dei massimi scultori della straordinaria Firenze del Cinquecento" (Cristina Acidini).
Bandinelli fu un "universale artefice", secondo il giudizio del Vasari (che pure non gli fu amico): un giudizioche la mostra intende quasi provocatoriamente confermare - in questo anno di celebrazioni michelangiolesche - perrestituire infine al Bandinelli la sua posizione di spicco nel panorama della sculturaitaliana della Maniera e per ristabilire la verità su un artista ancora ammiratissimo nel Sei e Settecento, ma condannato all'ostracismodalla critica negli ultimi due secoli, fino ad oggi. La biografia del Bandinelli - dopo quelledi Michelangelo, del Vasari stesso e di Raffaello - è la più estesa fra le Vite vasariane: è uno scritto tormentato, considerando l'odio tra i due artisti, ma in cui Vasari è infine costretto ad ammettere la grandezza di Baccio, "terribile di lingua e d'ingegno".
I suoi committenti principali furono dapprima i due papi di casa Medici - Leone X e Clemente VII - e poi il duca Cosimo I: nessun dubbio è possibile sul livello che allora si richiedeva ad un artista per ambire a simili incarichi, che videro Bandinelli primeggiare su tutti i concorrenti (spesso di gran nome) e assicurarsi, a Firenze e non solo, le imprese artistiche più impegnative e più rappresentative della prima metà del secolo, mantenendo un indiscusso credito e prestigio.
La parte iniziale e più rilevante della mostra è stata ambientata nella Sala di Michelangelo, perché tutte le opere lì esposte hanno a che fare con Bandinelli: quelle dei suoi maestri, come Michelangelo e il Rustici; quelle dei suoi coetanei, come Jacopo Sansovino, il Tribolo e soprattutto il Cellini, suo eterno nemico; quelle dei suoi allievi, come Vincenzo De Rossi e Bartolomeo Ammannati; infine, quelle del suo successore alla corte granducale, il Giambologna. Per comprendere finalmente l'arte di questo controverso scultore, ciascuna delle opere presenti in sala, in esposizione permanente, offre innumerevoli spunti di riflessione, attraverso il confronto diretto con l'antologia bandinelliana che vi è temporaneamente raccolta. Il Bacco, il Tondo Pitti e il Bruto di Michelangelo, che il visitatore incontrerà per primi, fanno da premessa non solo all'arte del Bandinelli ma alla sua vita, dominata dall'aspirazione a superare i vertici espressivi e la fama raggiunti dal Buonarroti, che proietterà su di lui la sua ombra fino alla fine. Così il culto di Michelangelo - allora come oggi - spiega la freddezza se non l'acrimonia della critica verso il ‘rivale' Bandinelli, che solo ultimamente registra l'avvio di una riabilitazione.
Il percorso della mostra inizia con i suoi esordi d'enfant prodige nella bottega del padre Michelangelo di Viviano, orafo di prim'ordine e fiduciario di casa Medici, esercitandosi senza sosta a copiare gli antichi e i maestri del Quattrocento, anche in rilievo. Giovanissimo, conferma le sue doti straordinarie superando nel disegnocoetanei di gran talento come il Rosso, il Pontormo, Jacopo Sansovino: un' eccellenza che gli riconosceranno tutti gli ‘intendenti' e che dovrà ammettere persino Vasari. La dimostrano d'altronde i tanti straordinari disegni esposti in mostra: quelli giovanili (ispirati a Donatello, a Michelangelo, a Leonardo) e i molti altri - della collezione degli Uffizi, ma quasi ignoti - nei soggetti e nelle tecniche più varie, spesso tradotti poi in incisione e copiati da pittori e ceramisti; oppure elaborati dall'artista in raffinati rilievi. E poiché, a Firenze, si considerava il disegno l'origine e il fondamento dell'arte, non stupisce che assai presto l'ambizione di Baccio a diventare un artista "universale" sia cresciuta a dismisura. A parte la presenza saltuaria di Michelangelo, la Firenze della sua prima giovinezza è soprattutto una città di pittori: e con la pittura Bandinelli esordisce neppure ventenne. Prove deludenti, per un così celebrato "disegnatore", per via soprattutto del colore, che manca alle sue corde: lo conferma la Leda (1512), unico suo dipinto superstite di questo tempo ed esposta al pubblico per la prima volta, grazie al prestito della Sorbona.
La scelta del giovane Bandinelli si orienta dunque definitivamente alla scultura, cui già Leonardo l'aveva incoraggiato anni prima. Che il suggerimento fosse giusto, lo dimostra il Mercurio del Louvre, dello stesso anno, entrato ben presto nelle collezioni del re di Francia. Ma Baccio vuole "far grande" e così è a Roma, ai capolavori dell'arte antica e soprattutto a Michelangelo che egli lancia la sua sfida ‘titanica', che lo vedrà sempre sconfitto, criticato spesso fino al dileggio nonostante la protezione dei due papi Medici, Leone X e Clemente VII. Dopo l'exploit fiorentino con l'Orfeo in Palazzo Medici (1519), si susseguono le ‘imprese' romane: i Giganti di Villa Madama, la copia del colossale Laocoonte antico (oggi agli Uffizi), le Tombe papali in Santa Maria Sopra Minerva, altri grandi progetti incompiuti; poi, finalmente, l'Ercole e Caco, da affiancare al David michelangiolesco sul fronte di Palazzo Vecchio: la commissione più ambita, che riesce a strappare al Buonarroti e che sarà oggetto di secolari derisioni e fonte di infinita amarezza per Bandinelli. Immagini in video, mostreranno al visitatore tutte le opere monumentali realizzate da Baccio nel corso della sua vita. Esse spiegano perché all'insediarsi di Cosimo I, egli sia stato scelto come scultore ufficiale della corte e come ritrattista del duca, insieme al Bronzino: in mostra, il raffinato busto marmoreo di Cosimo I è posto accanto al coevo ritratto del Bronzino (della Galleria Sabauda), a sottolineare l'affinità dei due artisti e l'ascendente di Baccio sul pittore; e ancora a diretto confronto, i due grandi busti bronzei che raffigurano Cosimo in armi: l'uno di Baccio, l'altro di Benvenuto Cellini. Alla metà del secolo, Bandinelli si aggiudica le più importanti commissioni fiorentine: gli arredi scultorei della Sala dell'Udienza in Palazzo Vecchio e del Coro della Cattedrale. Per quest'ultimo, il Bandinelli immaginò un insieme grandioso e rivoluzionario, anche dal punto di vista dottrinario: in mostra, accanto ai candidi marmi dell'Adamo e Eva, che - scandalosamente nudi - testimoniavano dietro all'altar maggiore la purezza primigenia dell'uomo, una serie di rilievi di Profeti dal recinto del coro dimostrano nella "varietà" delle pose tutto dell'ingegno di Baccio. Il percorso della sala si conclude con la ricostruzione (attraverso tutte le opere originali) della "stanza" di Palazzo Vecchio in cui il duca Cosimo volle riunite le più belle figure ‘moderne' : e qui il Bacco di Bandinelli torna a confrontarsi col David-Apollo di Michelangelo, col Bacco di Jacopo Sansovino e col Ganimede del Cellini.
Dopo i disegni, i ‘modelli' preparatori - come il San Girolamotratto da una cera giovanile perduta (da Dresda) e la cera originale appena scoperta del Nettuno per la fontana di Piazza della Signoria (da Montpellier) - e i bronzetti (in esemplare unico e da sempre conservati nelle collezioni granducali), la mostra si conclude con la terza sala che raccoglie i Ritratti, gli Autoritratti e le "invenzioni" di Baccio Bandinelli primo fondatore, a Roma, di un' "Accademia" per giovani artisti. Cultore del suo nobile aspetto, barbuto come un filosofo antico, Baccio si ritrasse più volte nel corso della vita: in bassorilievi marmorei (esposti tre degli esemplari più belli), ma anche in una vivissima testa in terracotta, "parlante" e imperiosa (da Oxford). Dominano nella sala, due dipinti che lo ritraggono, da giovane e da vecchio. Il primo è la replica più fedele e più antica di quello che gli fece Andrea del Sarto, quando lui aveva poco più di vent'anni e tentava inutilmente di carpire ad Andrea i segreti del colore; il secondo - prestito eccezionale dell'Isabella Stewart Gardner di Boston - è il grande Autoritratto a figura intera e in veste di cavaliere di San Jacopo, l'onorificenza concessagli nel 1530 dall'imperatore.
Vorremmo che dalla mostra uscisse appunto un "ritratto a figura intera" del Bandinelli artista, quanto più possibile oggettivo: eliminando tutte le ridipinture e le ombre troppo rimarcate, che la tradizione vi ha aggiunto per dar più luce ai suoi ‘nemici', Michelangelo e Cellini.
La mostra, a cura di Detlef Heikamp e Beatrice Paolozzi Strozzi come il catalogo edito da Giunti, è promossa dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo con la Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana, la Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Firenze, il Museo Nazionale del Bargello, Firenze Musei, gli Amici del Bargello e l'Ente Cassa di Risparmio di Firenze.
Grazie all'Opera di Santa Croce, in occasione dell'esposizione (9 aprile - 13 luglio), verrà aperta gratuitamente (per i visitatori della mostra) la Cripta dei Caduti in cui si conserva la Pietà, già sull'altare della Cattedrale di Firenze e tra i capolavori di Baccio Bandinelli.
Scheda tecnica
Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana
Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico
e per il PoloMuseale della città di Firenze
Museo Nazionale del Bargello
Firenze Musei
Amici del Bargello
Ente Cassa di Risparmio di Firenze
Titolo della mostra
Baccio Bandinelli
Scultore e Maestro (1493-1560)
Sede espositiva
Museo Nazionale del Bargello
Periodo della mostra
9 aprile -13 luglio 2014
Soprintendente
Cristina Acidini
Direttore del Museo Nazionale del Bargello e della mostra
Beatrice Paolozzi Strozzi
Cura della mostra
Detlef Heikamp e Beatrice Paolozzi Strozzi
Segreteria della mostra
Benedetta Chiesi
Produzione e gestione della mostra
Opera Laboratori Fiorentini S.p.a - Civita Group
Direzione amministrativa e del personale per la Soprintendenza
S.P.S.A.E. e per il Polo Museale della città di Firenze
Silvia Sicuranza
Ufficio servizi aggiuntivi
Simona Pasquinucci
Veruska Filipperi e Angela Rossi
La mostra è stata realizzata in collaborazione con il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi:
Marzia Faietti (direttore)
Giorgio Marini (vicedirettore)
Comunicazione a cura di
Opera Laboratori Fiorentini - Civita Group
Sito web
www.unannoadarte.it
Coordinamento, promozione e relazioni esterne
Opera Laboratori Fiorentini - Civita Group
Mariella Becherini Tel. 055. 290383 - m.becherini@operalaboratori.com
Ufficio Stampa
Opera Laboratori Fiorentini - Civita Group
Salvatore La Spina - Tel. 055 290383 - Cell. 331 5354957 - ufficiostampa@operalaboratori.com
Barbara Izzo e Arianna Diana - Civita - Tel. 06 692050220-258 - Cell. 348 8535647 - izzo@civita.it - diana@civita.it
per Firenze e la Toscana
Camilla Speranza - Tel. 055 217265 - Cell. 333 5315190 camilla.speranzaufficiostampa@gmail.com
Immagine coordinata e progetto grafico per sito web
Senza Filtro Comunicazione, Firenze
Allestimento
Ideazione e progettazione
Studio Guicciardini e Magni, Maria Cristina Valenti
Direzione dei lavori
Maria Cristina Valenti
Realizzazione dell'allestimento
Opera Laboratori Fiorentini Civita Group
Video
Art Media Studio, Firenze
Catalogo
Giunti Editore, pp. 624. Costo € 46,00
A cura di
Detlef Heikamp
Beatrice Paolozzi Strozzi
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