Tu sei qui: Eventi e SpettacoliComo - CHAGALL, KANDINSKY, MALEVIČ. Maestri dell’Avanguardia russa
Inserito da (admin), giovedì 9 aprile 2009 00:00:00
Oltre 400.000 visitatori in cinque anni di iniziative espositive. Questo è il numero che testimonia il successo delle mostre organizzate dal Comune di Como, dedicate rispettivamente ai capolavori di Mirò, Picasso, Magritte, degli Impressionisti e di quelli provenienti dal Belvedere di Vienna.
La settecentesca Villa Olmo ospita, dal 4 aprile al 26 luglio 2009, un raffinato evento dedicato alle Avanguardie Storiche russe, in grado di ripercorrere le vicende di quella grande stagione artistica, attraverso i capolavori di Vassily Kandinsky, Marc Chagall, Kazimir Malevič e Pavel Filonov, dai primi del Novecento fino al 1930 quando il suicidio di Majakovskij ne decretò simbolicamente la fine.
Curata da Sergio Gaddi ed Evgenia Petrova, organizzata dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Como, col patrocinio e il contributo della Regione Lombardia - Assessorato alle Culture, Identità e Autonomie della Lombardia, della Provincia di Como, della Camera di Commercio, della Fondazione Cariplo, del Corriere della Sera e di ACSM-AGAM, sponsor tecnico Menphis spa, l'esposizione presenta 80 opere, tra olii, acquerelli, tempere e disegni, provenienti dalle maggiori collezioni pubbliche russe, quali il Museo Nazionale di San Pietroburgo.
"La scelta di confermare il grande appuntamento è stata ben ponderata in considerazione del particolare momento internazionale ma, pur con una scrupolosa attenzione ai costi, abbiamo deciso di proseguire in un cammino che è sicuramente strategico per la città - ha sottolineato il sindaco di Como, Stefano Bruni -. Avremmo corso il rischio di perdere lo slancio e smarrire continuità, un elemento prezioso in questo settore. Continuo a credere nella straordinaria forza propulsiva delle mostre e nella capacità attrattiva a beneficio del territorio. Un'altra straordinaria ribalta per Como che vogliamo mantenere saldamente nel circuito delle città dell'arte".
"Chagall, Kandinsky e Malevič - commenta Sergio Gaddi, assessore alla Cultura del Comune di Como e curatore della mostra - pur con diverse prospettive pittoriche allontanano il linguaggio dell'arte dalla logica della tradizione e della borghesia, superando la visione dominante dell'impressionismo francese per dare vita alle innovazioni formali del cubofuturismo, alle tensioni del suprematismo e alla modernità rarefatta dell'astrazione. Proprio nel centenario del futurismo è interessante focalizzare l'interesse del pubblico sulla straordinaria importanza dell'avanguardia russa dei primi decenni del Novecento, fino alla svolta realista imposta da Stalin nel 1934. Un grande pregio della mostra è anche la presenza di Pavel Filonov, maestro dell'arte analitica, poco noto in Italia ma di grandissima potenza espressiva. Le mostre di Villa Olmo, diventate un appuntamento fisso di un circuito espositivo di livello europeo, sono la dimostrazione di come la cultura, vero motore dello sviluppo futuro del Paese, possa essere uno dei più efficaci strumenti di rilancio sociale ed economico contro la crisi".
Il percorso espositivo si focalizza sulle opere che Kandinsky, Chagall, Malevič, Filonov realizzarono nel periodo a cavallo della prima guerra mondiale, quello cioè più fervido e produttivo di tutta la loro carriera, in cui lo slancio rivoluzionario si trasformò presto in disillusione.
Ad aprire la mostra di Villa Olmo sono i 24 lavori di Marc Chagall del cosiddetto primo "periodo russo", tra il 1907 e il 1925, che già esprimono il senso del suo legame strettissimo con la terra natale, alla quale rimarrà sempre legato per tutta la sua lunga vita nonostante lo strappo del 1922 quando dovrà emigrare in Germania. Particolarmente nelle chine del 1914 che presentano strade, gruppi di persone e scene di vita quotidiana di Vitebsk, si legge l'appartenenza viscerale alla sua città, presente nella storia umana dell'artista come un punto fisso e immutabile. Tra i capolavori spiccano un Autoritratto con tavolozza del 1914, l'Ebreo rosso del 1915 e Lo specchio, enigmatico dipinto ricco di spunti e suggestioni, sempre del 1915.
Di Kazimir Malevič verranno presentate 23 opere che ripercorrono interamente la ricerca dell'artista nato a Kiev ma stabilitosi in Russia fin dai primi anni del Novecento, in cui si manifesta un'apertura nei confronti della pittura europea - impressionista, postimpressionista e Nabis - come ne Il riposo. Alta società in cappello a cilindro del 1908 o Autoritratto del 1910, passando attraverso il Cubofuturismo, dai riferimenti espliciti a Léger, la fase suprematista culminante nel Quadrato rosso del 1915, fino alla tarda produzione neofigurativa che Malevič sviluppa negli anni del regime comunista instaurato dopo la rivoluzione del 1917. Opera chiave di questa fase è Testa di contadino del 1928-29, scelta come immagine simbolo dell'appuntamento comasco.
I lavori presentati a Como provengono in larga parte dal museo di Stato russo di San Pietroburgo, che conserva la più importante collezione pubblica di Malevič. L'Istituto ricevette dalla famiglia, nel marzo 1936, circa un anno dopo la scomparsa dell'artista, una donazione di 86 quadri e circa 80 disegni, praticamente tutto ciò che si trovava nel suo appartamento al momento della morte. Pochi mesi dopo, nel giugno del 1936, a seguito di un articolo pubblicato sulla Pravda intitolato Sul formalismo nell'arte, il museo riceve l'esplicita direttiva di eliminare dalle proprie collezioni permanenti le tele di Malevič. L'edificio divenne, così come lo stesso artista profetizzò in vita, una sorta di cimitero della sua arte. Per molti anni, quindi, non solo fu proibito esporre le sue opere, ma fu anche impedito di dichiarare la loro semplice presenza nella collezione. Bisognerà aspettare il 1977, quando la fama internazionale dell'artista riuscirà a superare il pregiudizio ideologico sul suo nome, per permettere alle sue tele di tornare ad avere la giusta collocazione.
Anche le 16 opere di Vassily Kandinsky, presentate in due sale espositive, sono relative ad un arco temporale di circa dieci anni, tra il 1909 e i primissimi anni Venti. A Como, oltre ai paesaggi realizzati tra il 1901 e il 1909, e ai dipinti astratti realizzati tra il 1915 e il 1919, come Due ovali e Ouverture. Bordo viola, entrambi del 1919, si possono ammirare anche tre interessanti olii su vetro, come Nuvola dorata, Amazzone con i leoni e Amazzone sulle montagne del 1918.
Il progetto espositivo permette inoltre di focalizzare, attraverso 15 lavori, tra cui spicca Fiori della fioritura universale del 1915, l'attenzione su Pavel Filonov, artista di grande valore e figura oggi molto celebrata in Russia, ma ancora poco conosciuta Italia. Nato poverissimo a Mosca nel 1883 da una famiglia numerosa di operai e rimasto presto orfano, Filonov studia con profitto alla Società per la promozione delle belle Arti dove emerge il suo precoce talento e dove può coltivare una tecnica minuziosa e precisa. Maestro dell'arte analitica, Filonov parte da una rappresentazione quasi ossessiva del più piccolo dettaglio del soggetto, per costruire attorno a questo elemento iniziale un universo completo e complesso, in una visione caleidoscopica che assorbe pienamente e nel modo più esauriente possibile la somma delle diverse angolazioni visive. Pittore visionario, sontuoso e a tratti apocalittico, in Filonov convive quella combinazione di misticismo e sensualità che rappresenta tuttora un tratto distintivo dell'arte russa, ben rappresentata nell'opera Famiglia contadina del 1914.
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