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Eventi e Spettacoli

Fino al 27 aprile a Palazzo Ducale di Genova

Edvard Munch

Il percorso espositivo racconta lʼevoluzione artistica di Munch attraverso 80 opere e un racconto diviso in 8 sezioni.

Inserito da (admin), venerdì 24 gennaio 2014 10:36:08

Genova è una delle tre città europee che questʼanno celebrano i 150 anni della nascita di Edvard Munch con una scelta espositiva che intende presentare al pubblico il cuore dellʼopera dellʼartista, le opere che egli stesso prediligeva, i temi a lui cari, le tecniche preferite. Oslo, che con il resto della Norvegia detiene la quasi totalità della produzione munchiana, ha seguito una linea onnicomprensiva, Zurigo si è concentrata sull'opera grafica. A Genova, la lettura dellʼopera di Munch intende riportare lʼasticella dellʼinterpretazione munchiana verso il vero interesse dellʼartista. Da sempre Edvard Munch riscuote un incredibile successo sia tra i cultori dellʼarte sia tra la gente comune. Ma le sue opere raramente vengono esposte. E questo perché sono conservate, nella quasi totalità del corpus in pochissimi musei norvegesi e nelle dimore private di un ristrettissimo gruppo di collezionisti norvegesi che vivono in un piccolo villaggio fuori dal mondo, con regole e relazioni del tutto particolari: né i musei, né tantomeno i collezionisti tendono a privarsene anche se per pochi mesi.
Gli avvenimenti di cronaca degli scorsi anni, il più eclatante dei quali il furto di unʼopera di Munch, certo non tendono a facilitare i prestiti. Organizzare unʼesposizione di Munch diventa quindi un vero e proprio avvenimento, una sfida indubbiamente affascinante ma incredibilmente impegnativa.
Palazzo Ducale di Genova, con Arthemisia Group e il 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE, hanno raccolto questa sfida non solo realizzando una mostra su Munch, ma realizzandola nell'anno delle celebrazioni e tentando di restituire al genio norvegese il suo vero volto, attraverso una lettura appassionante della sua opera, intima e delicata, quasi voyeristica. Vediamo Munch con gli occhi di Munch, vediamo quello che lʼartista ha più amato e su cui ha concentrato la sua produzione: le opere grafiche, che erano il suo vero motivo di interesse, rappresentate magnificamente con le incisioni su legno - presentate per la prima volta in questa mostra - o con la prestigiosissima e inedita collezione Linde (dal cognome del medico che ospitò a lungo Munch nella sua magione di campagna dando parziale sollievo alla sua anima tormentata), e gli olii più intimi, dai ritratti ai paesaggi. Per raccontare la complessità dell'uomo e del suo percorso artistico "inverso", basti ricordare che per Munch la pittura era propedeutica all'incisione grafica. Le varie versioni della "Madonna", opera emblematica e iconica di Munch esposta nella mostra genovese, sono il risultato finale di un lungo lavoro preparatorio in pittura. Per lui infatti la pittura era la "bozza", l'incisione era l'opera. Consci di questo aspetto, i collezionisti si separano con estrema difficoltà dalle opere grafiche del pittore norvegese. Riuscire a ottenerle è stato tuttʼaltro che semplice. Munch è noto al mondo per LʼUrlo; ma LʼUrlo rappresenta quasi "un incidente di percorso". Quante volte gli artisti di ogni categoria (arte, cinema, letteratura) diventano famosi per un'opera "mediatica" che in alcuni casi finiscono addirittura per rinnegare?
La stragrande produzione di Munch, il vero lavoro dell'artista, quello che egli stesso considerava "degno di essere venduto" è quello che viene sintetizzato dalle 80 opere esposte a Genova, selezionate in base a questo criterio dal curatore della mostra, Marc Restellini, direttore della Pinacotheque de Paris che ha ospitato nel 2009 una delle mostre su Munch di maggior successo, incentrata anchʼessa sul tema dell'Anti-Urlo.
La mostra genovese dunque offre al grande pubblico un'occasione unica e irripetibile, quella di vedere le opere che di norma sono custodite gelosamente nelle dimore private dei pochi e fortunati proprietari dellʼopera munchiana, ma soprattutto di capire il percorso di un artista che è diventato noto per un'opera, ma che ne ha realizzate altre, sublimi, forse meno note, ma che egli credeva rappresentative della sua poetica. Palazzo Ducale di Genova, che da sempre si distingue per mostre colte, ricercate e destinate a un pubblico di conoscitori dell'arte, non tradisce la sua missione culturale e racconta un Munch mai visto prima dʼora. Una scelta coraggiosa, ma corretta e adeguata alla necessità storico-scientifica.
Una piccola concessione tuttavia è stata fatta: il percorso espositivo si conclude con un omaggio ai visitatori, una piccola mostra nella mostra, inattesa e ancora una volta del tutto inedita: Warhol after Munch, una sezione con le straordinarie opere realizzate da Andy Warhol che interpreta alla sua maniera Edvard Munch. L'Urlo, la Madonna, espressioni dell'angoscia profonda di Munch, diventano icone pop nell'opera di Warhol, che li colora, li moltiplica, e ci fa sorridere. Un segno smitizzante e leggero, dopo la profondità dolorosa dellʼartista norvegese.
Promossa dal Comune di Genova, la mostra Edvard Munch prodotta e organizzata da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura, Arthemisia Group, 24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE è stata realizzata con il sostegno della Camera di Commercio di Genova e Costa Crociere come main sponsor, con lʼobiettivo di sostenere i progetti culturali più importanti della città di Genova, e grazie a Knauf e Paul Wurth Italia, Ricola, Willis e Frecciarossa, Nh Hotels e Sky Arte hd. Lʼevento ha visto la collaborazione con Secolo XIX e la partnership con Il Sole 24 Ore - Domenica 24 Ore - Radio24. Hanno partecipato Compagnia di San Paolo, Fondazione Carige, Costa Edutainment Experience, Civita Arte a te e Iren Mercato e Coop Liguria.

LA MOSTRA

Il percorso espositivo racconta lʼevoluzione artistica di Munch attraverso 80 opere e un racconto diviso in 8 sezioni.
"Munch dipinge ciò che vede - racconta Marc Restellini - ma oltre le proprie paure ha anche una nuova visione dellʼarte che è pura avanguardia e in questa mostra saranno esposte le sue opere più belle, sentite, amate e sofferte". Nella prima e nella seconda sezione esposte le sue opere giovanili nate sotto il segno della scuola. I suoi paesaggi sono talvolta naturalisti, talvolta di derivazione impressionista. I suoi volti veritieri, con una punta di austerità e una sorta di domanda trattenuta dagli sguardi fermi ma indagatori. I tratti di tutti questi lavori sono precisi. Nel tempo invece diventeranno mobili, veloci e impastati di colore in alcuni casi, di dolenti segni grafici in altri. Eppure anche in questi primi autoritratti si scorge lʼintenzione di indagare la psiche, di sottoporre la propria immagine a uno scrutinio. La terza sezione raccoglie le incisioni, Vampiri e Madonne di un solo istante, dagli occhi tragici, fissi, malinconici. I colori predominanti sono il rosso e il nero, ovvero la vita e la morte. I soggetti quelli della maturità, quando come profetizzava da giovane, inseguendo il suo futuro, "lʼarte è il sangue del cuore umano". Quando il pennello e lʼolio diventano troppo leggeri, Munch esegue lo stesso soggetto, caparbiamente, attraverso la tecnica dellʼincisione con cui trova la sua vera espressività. La quarta sezione racconta il Simbolismo che Munch conosceva bene e di cui si è servito in alcuni suoi lavori. Ma, per il tratto e lo stile personalissimo che ne ha fatto, per certi versi lo ha reso lʼapripista dellʼEspressionismo. Memore della lezione di Gauguin, reinventa la natura che per lui "è lʼopposto dellʼarte; è il mezzo non il fine". In queste opere saggia il potenziale di sperimentazione offerto dagli strumenti come lʼalternanza tra opacità e trasparenza negli strati di colore, e aggredisce la materia scalfendola e raschiandola, fino a usare il colore stesso con la massima levità e a rendere liscia la superficie della tela, alla maniera degli impressionisti e dei postimpressionisti. La quinta sezione raccoglie le opere della parentesi "luminosa" quando nel 1904 Munch trascorre gran parte dellʼinverno a Lubecca presso la famiglia del dottor Max Linde. Dai Linde Munch trova un ambiente familiare che non gli è stato dato di conoscere fino a quel momento. Esegue il ritratto dei genitori e dei loro quattro figli. Schizza il giardino e la dimora dei Linde e le statue che la circondano. Ritrae i figlioletti singolarmente, e tutti e quattro insieme. Prova a essere un uomo e un pittore normale. La sesta sezione illustra lʼopera di Munch durante lʼeremitaggio nella sua tenuta di Ekely. Nel 1930 una malattia agli occhi lo conduce alla quasi cecità e in questo ultimo periodo lavora su molti autoritratti, come se cercasse di scoprire in primo luogo il senso della sua esistenza. In realtà in ogni ritratto uscito dalle mani di Munch vi è questa ricerca spasmodica perché nonostante le pose pacate di certi suoi modelli, la cromia violenta e il disagio esistenziale rammentano come tutto fluttua in un presente già in via di dissolvimento. Le ultime sale illustrano lʼuniverso femminile Munchiano.
La madre era castana. Le sorelle bionde. Così come le sue ragazze sul ponte. Nei ritratti familiari le donne hanno mani raccolte sul ventre, hanno pose mansuete. Poi le donne della vita, le amanti, la fidanzata: donne rosse di capelli che paiono come serpenti, mani nascoste, busti in avanti a saggiare attraverso il nudo il rapporto tra le pose delle modelle e il colore. Egli, recluso nella sua tenuta di Ekely, continuerà a dipingere corpi femminili fino alla fine della propria vita. In mostra anche 6 opere realizzate da Andy Warhol ispirate alla produzione dellʼartista norvegese. I soggetti rappresentati sono la Madonna, l'Autoritratto, L'Urlo ed Eva Mudocci, lʼamata violinista presente in tante sue opere.
La speciale sezione racconta la connessione tra i due artisti: lʼappassionato Warhol trasse ispirazione proprio dalle opere del periodo simbolista di Munch, quando lʼincisione diventa strumento per sviluppare le sue meditazioni su lʼansia, la mortalità, e la bellezza ideale. Warhol unisce lʼimmagine "autoritratto" alla "Madonna" e stampa la coppia in una varietà di combinazioni di colori che alterano ulteriormente l'effetto visivo. Copiando e manipolando Munch, Warhol fa propria la sua arte: i colori abbaglianti trasformano la superficie proiettando echi decorativi e allegri degli angoscianti "originali". Il corto circuito è assicurato: lʼartista dei sentimenti più oscuri interpretato dallʼartista pop per eccellenza.

 

Uffici stampa

Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura

Camilla Tallfani, Massimo Sorci, Stefania Maggiolini

ufficiostampa@palazzoducale.genova.it- T. +39 010 5574012-74826 - M. +39 335 7316687

Arthemisia Group

Adele Della Sala - ads@arthemisia.it - M. +39 345 7503572

Anastasia Marsella - press@arthemisia.it - T. +39 06 69380306

24 ORE Cultura - Gruppo 24 ORE

Elisa Lissoni - elisa.lissoni@24orecultura.com - T. +39 02 30223643

Stefania Coltro - s.coltro@gmail.com - M. +39 349 6108183

Ufficio stampa esterno

Barbara Notaro Dietrich - b.notarodietrich@gmail.com - M. +39 348 7946585

 

www.mostramunch.it

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Bagnanti 1904-1905 olio su tela, 57,4 x 68,5 cm Collezione privata © Munch Museum © The Munch Museum / The Munch-Ellingsen Group by SIAE 2013 Bagnanti 1904-1905 olio su tela, 57,4 x 68,5 cm Collezione privata © Munch Museum © The Munch Museum / The Munch-Ellingsen Group by SIAE 2013
Annie Stenersen 1934 olio su tela, cm 80,30 x 65,30 Collezione privata © The Munch Museum / The Munch-Ellingsen Group by SIAE 2013 Annie Stenersen 1934 olio su tela, cm 80,30 x 65,30 Collezione privata © The Munch Museum / The Munch-Ellingsen Group by SIAE 2013
L’Urlo (da Munch) 1984 serigrafia, cm 101,60 x 81,30 Collezione privata L’Urlo (da Munch) 1984 serigrafia, cm 101,60 x 81,30 Collezione privata

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