Tu sei qui: Eventi e SpettacoliFrancesco Guardi (1712-1793)
Inserito da (admin), lunedì 24 settembre 2012 15:48:33
In occasione del terzo centenario della nascita di Francesco Guardi (1712 - 2012), la Fondazione Musei Civici di Venezia dedica un'ampia retrospettiva che testimonia - con una ricchezza di prestiti mai vista in precedenza e con opere in alcuni casi per la prima volta esposte insieme - la lunga e complessa parabola artistica di uno degli ultimi grandi maestri della pittura veneta.
A cura di Alberto Craievich e Filippo Pedrocco, con la direzione scientifica di Gabriella Belli, la mostra - posta sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana - è allestita nelle sale espositive al secondo piano del Museo Correr dal 29 settembre 2012 al 6 gennaio 2013 e si suddivide in cinque sezioni che ripercorrono l'evoluzione del percorso artistico di Guardi e allo stesso tempo documentano i diversi generi in cui il grande artista si è cimentato.
Un itinerario insieme cronologico e tematico che si sviluppa attraverso centoventuno opere, tra dipinti e disegni, scelte per il loro particolare valore qualitativo e storico, all'interno di un corpus assai vasto ed eterogeneo che va dalle opere giovanili di figura, ispirate alla pittura di costume, ai dipinti sacri e alle prime vedute, dai paesaggi e capricci, in cui risalta la sua originalità rispetto agli altri maestri veneti, alle tele che immortalano le feste e le cerimonie della Serenissima, fino alle splendide vedute di Venezia degli anni della maturità, dove il suo stile personalissimo si fa sempre più libero e allusivo.
Prodotta dalla Fondazione Musei Civici di Venezia, in collaborazione con 24 ORE cultura - Gruppo 24 ORE, con il sostegno di Fondazione Antonveneta e con la partecipazione della Fondazione Ermitage Italia e della Provincia Autonoma di Trento - che dal 6 ottobre 2012 al 6 gennaio 2013 presenta al Castello del Buonconsiglio un approfondimento tematico sulle opere giovanili dell'artista, dal titolo "Francesco Guardi nella terra degli avi. Dipinti di figura e capricci floreali" - la mostra si realizza grazie al generoso contributo delle più importanti istituzioni museali italiane ed estere. Tra queste l'Accademia Carrara di Bergamo, la Gemäldegalerie di Berlino, il Museum of Fine Arts di Boston, la Fondazione Calouste Gulbenkian di Lisbona, la National Gallery di Londra, il Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, la Pinacoteca di Brera e il Museo Poldi Pezzoli di Milano, l'Alte Pinakothek di Monaco, il Metropolitan Museum of Art di New York, il Musée du Louvre di Parigi, l'Ermitage di San Pietroburgo, le Gallerie dell'Accademia di Venezia e la National Gallery di Washington.
Al comitato scientifico della mostra hanno preso parte i maggiori studiosi della pittura veneziana del Settecento; il catalogo, edito da Skira, è a cura di Alberto Craievich e Filippo Pedrocco. Allestimento a cura degli architetti Caruso - Torricella, Milano A latere della mostra è inoltre organizzato un ciclo di conferenze a Ca' Rezzonico - Museo del Settecento veneziano - sei appuntamenti, di martedì, alle 18 dal 25 settembre all'11 dicembre - in cui alcuni dei maggiori esperti della storia di Venezia nel Settecento, affiancati da attori che leggeranno testi e documenti storici relativi alle vicende trattate, offriranno un affresco vivace e al tempo stesso rigoroso della Venezia in cui visse e operò Francesco Guardi. La formazione di Francesco Guardi avviene all'interno di una modesta bottega a conduzione familiare, dove tutti sono pittori, dal padre Domenico ai fratelli Antonio e Nicolò. Nessuno sarà in grado di raggiungere in vita, se non il successo, almeno una certa agiatezza. Dopo la morte nel 1793, su Francesco Guardi cade l'oblio.
La sua riscoperta avviene in Francia alla metà dell'Ottocento, assieme alla generale rivalutazione del rococò. Il successo è improvviso quanto straordinario, tanto da sovvertire agli occhi dei critici e dei collezionisti il consolidato rapporto gerarchico nei confronti di Canaletto. Non a caso Francesco Guardi sarà il primo artista veneziano del Settecento ad avere una propria monografia di valore scientifico.
Negli anni successivi si susseguono i contributi e scoppiano le polemiche: è la famosa querelle guardesca che culmina con la celebre mostra curata da Pietro Zampetti a Palazzo Grassi nel 1965, dove il dibattito sulla distinzione delle opere eseguite da Francesco e dal fratello maggiore Antonio tocca il suo vertice. Da allora Francesco Guardi è diventato una presenza stabile nel pantheon dell'arte veneziana, che al successo presso la critica coniuga quello del pubblico e dei collezionisti, come testimoniano le recenti quotazioni raggiunte da alcuni dei suoi dipinti, quasi dei record per la pittura antica.
La mostra
La prima parte della mostra è incentrata sulla produzione di opere di figura, in particolare quelle scene di vita contemporanea ispirate alla pittura di costume in cui allora primeggiava Pietro Longhi. Si tratta del Ridotto e del Parlatorio delle monache di San Zaccaria ora a Ca' Rezzonico - Museo del Settecento veneziano, vere e proprie immagini simbolo del Settecento veneziano, messe a confronto con un dipinto finora mai presentato al pubblico come il Ridotto Rothschild. Accanto a queste opere profane Francesco Guardi realizza, lungo tutto l'arco della sua carriera, numerosi dipinti sacri. Una produzione spesso discontinua, che in alcuni casi però tocca valori esecutivi di alto livello, quale, tra le opere presenti in mostra, il Miracolo di san Gonzalo del Kunsthistorisches Museum di Vienna.
Solo verso i quarant'anni, e con alle spalle una non esaltante carriera di figurista, Guardi comincia a realizzare le prime vedute, probabilmente nel tentativo di agganciare il lucroso mercato dei visitatori stranieri, orfano in quegli anni di Canaletto, allora trasferitosi in Inghilterra. Non è nota con certezza la data d'inizio di questi lavori, forse attorno al 1755. Si tratta di dipinti ancora acerbi, che ricalcano le composizioni di Canaletto e Marieschi e dove la stesura pittorica è fluida e controllata, ancora lontana da quella frizzante e stenografica che lo renderà celebre. Dal punto di vista filologico si tratta della sezione forse più interessante della mostra che consente di confrontare un cospicuo numero di opere mai viste assieme e quindi di verificare le proposte cronologiche fin qui avanzate dagli studi. Questa fase sperimentale, che si può circoscrivere in poco più di un decennio, è chiusa da dipinti quali la Piazza di San Marco della National Gallery di Londra oppure nel grande Bacino di San Marco del Metropolitan Museum di New York dove la sua vena singolare emerge nelle figure costruite con spumeggianti impasti di colore che rivelano un timbro cromatico vivacissimo.
Si è voluto riunire in un gruppo a se stante i paesaggi ed i capricci, seppure siano collocabili lungo tutto il suo iter professionale, così da evidenziare la sua originalità in questo campo rispetto agli altri maestri veneti. Ancora una volta la sua fonte di ispirazione è data da incisioni o dipinti altrui che il suo occhio, simile alla lente distorta di un caleidoscopio, rielabora, presentando all'osservatore composizioni divenute originali e autonome, rese uniche da valori esecutivi di straordinaria delicatezza
È il caso dei grandi paesaggi dell'Ermitage di San Pietroburgo e del Museo di Worms dove l'elemento naturale è trasfigurato da vibranti e irreali effetti luministici. Diverso è il caso dei Capricci che per definizione propongono nello stesso quadro l'accostamento di luoghi concreti e di fantasia, di architetture antiche e moderne.
Si tratta di un genere squisitamente settecentesco, che sembra nato per assecondare l'immaginazione del grande pittore. Veri e propri capolavori di questo campo sono i due grandi Paesaggi fantastici del Metropolitan Museum di New York, dove tutti questi elementi sono riuniti a comporre un insieme improbabile quanto affascinante. Francesco Guardi fu anche l'ultimo cronista delle feste e delle cerimonie della Serenissima, attività cui è dedicata una sezione specifica della mostra. Il caso più celebre è quello delle dodici tele (in quest'occasione ne sono state riunite quattro) delle Feste dogali desunte da disegni di Canaletto, incisi da Giambattista Brustolon. Anche se l'artista si serve ancora una volta di modelli incisori, tuttavia il risultato è davvero sorprendente. Esemplare in tal senso è la tela con Il Bucintoro a San Nicolò del Lido del Musée du Louvre, il capolavoro della serie, dove, pur mantenendosi fedele al modello, Francesco crea un'immagine di grandissimo fascino e suggestione: miriadi di luci guizzano sul mare appena increspato mentre figure esili e disarticolate, simili a ideogrammi orientali, brulicano sulle imbarcazioni. Sono invece il frutto di specifiche commissioni da parte della Repubblica i quattro dipinti destinati a commemorare la visita di papa Pio VI a Venezia. Per l'artista, ormai settantenne, finalmente un incarico ufficiale, seguito poi dalle tele celebrative della venuta a Venezia degli arciduchi di Russia in incognito sotto il nome di Conti del Nord. Non furono invece mai realizzate quelle che dovevano ricordare le nozze fra il duca Armando di Polignac e la baronessa Idalia di Neukirchen, di cui però si conservano nel Gabinetto dei disegni e delle stampe del Museo Correr gli splendidi fogli preparatori.
Il percorso espositivo si chiude con le opere dell'estrema maturità, dove lo stile personalissimo di Francesco diviene sempre più libero e allusivo: le proporzioni fra i vari elementi sono liberamente alterate, la struttura prospettica diventa elastica e si deforma senza alcun aggancio alla realtà. Infine, le figure sono semplici macchie di colore, un rapido scarabocchio bianco o un punto nero tracciato con un segno tremolante. A questo momento risalgono composizioni come la Regata sul Canale della Giudecca dell'Alte Pinakothek di Monaco di Baviera oppure le due vedute del Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid, tutte eseguite con quella "maniera particolare, piena di spirito e tutta personale".
Negli stessi anni il pittore modifica progressivamente il suo repertorio: accanto alle consuete vedute del Canal Grande e del Bacino di San Marco dipinge alcune splendide immagini di ville immerse nel verde della campagna veneta e alcune vedute di angoli appartati della città, come il Rio dei Mendicanti e la Punta di Santa Marta. In queste ultime opere Guardi amplia gli orizzonti del vedutismo veneziano fino a dissolverlo in vaste distese d'acqua e di cielo.
A cura di: Alberto Craievich e Filippo Pedrocco
Comitato scientifico: Giuseppe Pavanello, Charles Beddington, Catherine Whistler, Keith Cristiansen, Stephane Loire, Andrew Robison, Irina Artemieva, Lino Moretti
Direzione scientifica: Gabriella Belli
In collaborazione con 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE
Con il sostegno di Fondazione Antonveneta
Con la partecipazione di Fondazione Ermitage Italia e della Provincia Autonoma di Trento
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