Tu sei qui: Eventi e SpettacoliGiappone. Terra di incanti - Giapponismo
Inserito da (admin), mercoledì 25 aprile 2012 14:39:22
Firenze celebra quest'anno l'arte e la cultura Giapponese a Palazzo Pitti, la Reggia fiorentina che già nel 1585 ospitò i primi ambasciatori giapponesi che raggiunsero l'Italia.
Le lussuose sale e gli ambienti più prestigiosi del Palazzo, distinti oggi in tre musei, sono coinvolti in questa grandiosa manifestazione dedicata alle arti e alla cultura dell'arcipelago dell'Estremo Oriente, suggestivamente intitolata Giappone. Terra di incanti.
Al piano terreno di Palazzo Pitti, nell'antico quartiere estivo dei Granduchi, oggi Museo degli Argenti, trova spazio la mostra Di Linea e di Colore. Il Giappone, le sue arti e l'incontro con l'Occidente; la Sala Bianca, in Galleria Palatina al primo piano del palazzo, ospita la mostra L'eleganza della memoria. Le arti decorative nel moderno Giappone.
La Galleria d'arte moderna è la sede della mostra Giapponismo. Suggestioni dell' Estremo Oriente dai Macchiaioli agli Anni Trenta.
Questa è la prima esposizione realizzata in Italia, dedicata a questo entusiasmante movimento artistico.
Fenomeno artistico indagato approfonditamente in altri paesi come la Francia, l'Inghilterra e gli Stati Uniti, il Giapponismo - ovvero le arti occidentali che fecero propri motivi ispirati all'arte giapponese - ebbe profonda influenza anche sull'arte italiana tra la metà dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento. E non poteva essere altrimenti. Il Giappone fu 'scoperto' dagli occidentali in tutte le sue sfaccettature solamente nell'Ottocento: l'arcipelago estremo-orientale, infatti, era rimasto consapevolmente isolato dal resto del mondo per oltre due secoli, aprendosi soltanto verso il 1860. Da allora, grazie alla presenza di padiglioni giapponesi alle Esposizioni Universali e a quegli europei e statunitensi che soggiornarono nel Paese del Sol Levante, la passione degli occidentali per le arti e la cultura del Giappone si diffuse enormemente, assumendo in certi casi connotazioni di vera e propria 'mania'.
Non solo i manufatti e i costumi giapponesi entrarono prepotentemente nella moda del tempo (si pensi, ad esempio, ai ventagli, ai kimono e ai paraventi) ma, soprattutto, gli artisti trovarono nell'arte giapponese, e in particolare nelle xilografie policrome di artisti come Utamaro, Hokusai e Hiroshige, una fonte di ispirazione stilistica e tematica per rinnovare il proprio linguaggio. Così fecero i grandi delle avanguardie europee come Whistler, Manet, Degas, Vang Gogh, Gauguin e Monet, presente in mostra con un capolavoro 'giapponista', concesso in prestito eccezionale dal Musée d'Orsay di Parigi. Così fecero molti importanti artisti italiani, anch'essi coinvolti dalla ventata di radicali cambiamenti che allora travolgeva tutta l'arte occidentale.
Ne furono influenzati artisti italiani che fecero fortuna anche all'estero come De Nittis, ma anche personaggi che all'epoca sperimentavano nuove frontiere pittoriche in Italia, come i Macchiaioli toscani, Fattori, Signorini e D'Ancona in testa.
Ma il Giapponsimo compare in opere di artisti di ogni regione dell'Italia allora appena unita, per estendere la sua influenza stilistica fin nei primi decenni del Novecento. Da Tranquillo Cremona a Vittore Grubicy, da De Pisis a Cambellotti, da Michetti a Balla, da Boldini a Cavaglieri. Ispirando anche le maggiori manifatture del tempo, come la Richard Ginori, le vetrerie di Murano e le ceramiche di Galileo Chini.
In mostra sono presenti opere di tutti questi artisti, affiancati da un cospicuo numero di oggetti giapponesi, soprattutto stampe dell'Ukiyo-e, molti dei quali provenienti da collezioni italiane ottocentesche, per mettere in evidenza le analogie e le affinità.
Una sezione particolarmente suggestiva è quella dedicata al Giapponismo nel teatro italiano: temi giapponesi caratterizzano infatti due opere, l'Iris di Mascagni e la Butterfly di Puccini, che molto successo riscuotono ancora oggi in tutto il mondo.
Un'occasione unica, dunque, per ammirare opere di grande valore artistico, frutto del fascino dell'arte giapponese, della sua fresca delicatezza, dei suoi lievi motivi decorativi che così bene e originalmente si integrarono con il lessico artistico italiano.
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