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Eventi e Spettacoli

I Giorni di Roma: L’età della Conquista - il fascino dell'arte greca a Roma

A partire dal 13 marzo fino al 5 settembre 2010, i Musei Capitolini ospiteranno una importante mostra di capolavori dell’arte antica provenienti dai maggiori Musei europei.

Inserito da (admin), sabato 3 aprile 2010 00:00:00

Nella rassegna, primo appuntamento del programma quinquennale I Giorni di Roma, saranno esposte opere di un periodo tra i più innovativi ed originali per l'intero sviluppo dell'arte occidentale: quello successivo alle campagne di conquista in Grecia, dalla fine del III secolo alla seconda metà del I a.C, uno dei momenti fondamentali per la futura identità culturale e artistica romana, non solo dell'età repubblicana.
Attraverso la visione di imponenti statue in marmo, raffinate opere in bronzo e terracotta, interi cicli scultorei, fregi ed elementi di arredo domestico in bronzo e argento, del più alto valore stilistico, verrà narrata un'epoca di profondi cambiamenti nei canoni stilistici e sul gusto estetico della Roma antica. Un periodo in cui l'influenza ellenica diventa preponderante fino a coinvolgere completamente il mondo culturale romano.
A cura di Eugenio La Rocca e Claudio Parisi Presicce, con allestimento di Margherita Palli, L'età della conquista. Il fascino dell'arte greca a Roma è la prima del progetto di cinque mostre che abbraccia un arco di tempo di trecento anni: dal III al I secolo a.C. Un'iniziativa promossa dal Comune di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione - Sovraintendenza ai Beni Culturali; dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con la collaborazione delle Banche Tesoriere del Comune di Roma e organizzata da Zètema Progetto Cultura e MondoMostre.

La mostra
L'Età della conquista parte dal momento di formazione dell'Impero romano, quando Roma espande progressivamente il proprio controllo su tutto il bacino del Mediterraneo, dalla Spagna alle coste dell'Asia Minore. In questo periodo si assiste alla formazione di un linguaggio figurativo squisitamente romano, che fa tesoro di tutta la cultura artistica greca, che nel tempo viene recepita, assorbita e modificata. E' questo il periodo in cui l'élite al potere avverte, con sempre maggior consapevolezza, il consolidarsi del proprio prestigio e lo esprime attraverso l'arte.
Roma tra il III e il I secolo a.C. diventa l'unica potenza egemone sull'intero bacino del Mediterraneo. A conclusione delle vittoriose campagne militari in Grecia e Magna Grecia, le ingenti quantità di denaro e i ricchi bottini di guerra determinarono un mutamento di gusti che si trasformò in rivoluzione culturale. Le opere d'arte greche esibite nel corso della processione trionfale dei generali Marcello, Flaminino, Emilio Paolo, Lucio Mummio e Pompeo erano di una qualità mai ammirata prima, talvolta persino in materiali preziosi fino ad allora sconosciuti in città, come perle o pietre preziose. Al seguito dei condottieri, arrivarono a Roma un gran numero di artigiani greci, architetti, precettori, medici e artisti. Così, nonostante la resistenza della fazione conservatrice di Catone, una rapida ellenizzazione mutò per sempre l'Urbe anche attraverso la commistione di modelli greci e romani, come nel caso di uno dei templi di largo Argentina: un edificio circolare, tipicamente greco, costruito tuttavia su un alto podio come consuetudine italica. Un discorso analogo vale per i monumenti onorari: sul basamento delle statue onorarie dei generali romani compaiono iscrizioni in greco, come per la statua bronzea di Flaminio al Circo Massimo. Spesso gli stessi abiti dei personaggi raffigurati sono di fattura greca, come la statua di Scipione Asiageno sul Campidoglio.

Le sezioni
Nella prima sezione della mostra, dal titolo Dei e santuari, si presentano fregi e frontoni in terracotta provenienti da alcuni templi: dal consesso di divinità, come il Frontone di san Gregorio dei Musei Capitolini, alle concitate sequenze di battaglia come la Galatomachia dal fregio di Civitalba, provenienti dal Museo di Ancona. Per la prima volta, all'interno del medesimo percorso espositivo, si potranno confrontare opere di artisti greci eseguite in Grecia accanto a opere di grandi artisti eseguite a Roma, come statue di culto dei templi eretti per le grandi vittorie su commissione dei generali: ad esempio nel caso dell'Ercole di Polykles, dei Musei Capitolini, o della Diana da Nemi, conservata al Museo di Copenhagen. Chiude la sezione una sequenza dedicata alle statue di Muse: splendidi esemplari in terracotta dal British Museum di Londra.
La seconda sezione è dedicata ai Monumenti onorari, dove veniva dato grande risalto alla figura del generale vincitore, generalmente in abiti militari, corazza, mantello e lungo scettro. Dal II sec. a.C. si diffondono nel mondo italico soluzioni figurative nuove: i corpi sono nudi, in posa autorevole, capaci da soli di esprimere le qualità e il carisma della persona onorata. E' il caso delle statue, splendide, dei due generali da Formia, da Cassino (al Museo di Napoli) o da Foruli (al Museo di Chieti). Oggi soltanto di pochi tra i più noti condottieri di età repubblicana (Pompeo, Cesare, Ottaviano), esistono ritratti accertati grazie alle riproduzioni sulle monete. In molti casi, le statue onorarie hanno volti la cui precisa identificazione è ancora oggetto di discussione, come i diversi ritratti di Emilio Paolo, esposti qui insieme: un esemplare da Tirana affiancato ad uno esposto a Palazzo Massimo a Roma.
La terza sezione, Vivere alla Greca offre un approfondimento sull'affermazione del gusto greco in ogni ambito del vivere, persino nel settore degli arredi domestici come candelieri, tavoli, crateri, vasellame prezioso e statue provenienti dal Museo di Palestrina e dalla casa di Giulio Polibio a Pompei, al Museo di Napoli. Mescolando elementi greci di vari periodi, gli artisti svilupparono in quel periodo un nuovo linguaggio figurativo, grazie al quale crearono pitture e sculture del tutto nuove.
Infine, una quarta sezione è riservata ai Costumi funerari, in cui i romani appaiono meno influenzati dal fascino ellenico rispetto a tutti gli altri aspetti della vita pubblica e privata. Sembrano rimanere infatti legati alla propria tradizione continuando a mostrarsi ancora orgogliosamente avvinti nelle pieghe delle loro toghe, simbolo stesso della cittadinanza romana, e solo raramente sono rappresentati nei mantelli di tradizione greca o in costume eroico, come nel rilievo funerario dalla via Appia a Roma. E i loro volti, sono rugosi e scavati, sono quelli dei vecchi della Repubblica Romana.

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