Tu sei qui: Eventi e SpettacoliL'Antica Roma di Inaco Biancalana
Inserito da (admin), martedì 25 giugno 2013 14:40:45
Le collezioni dei Musei nazionali di Lucca si arricchiscono oggi di sette pannelli lignei realizzati, tra il 1965 e il 1966, dallo scultore viareggino Inaco Biancalana (1912-1991) donati da Graziano Grazzini che ne era stato anche il committente nel 1965 per ornare gli arredi della sua pasticceria con soggetti tratti dall'antica Roma a lui cari, benché unici nella produzione dell'artista. Proprio per i soggetti proposti, i pannelli sono presentati nella sezione archeologica dedicata alla Lucca romana, con l'intento di farli dialogare con le opere antiche esposte; alcuni particolari intagliati da Inaco, infatti, possono essere agevolmente confrontati con i rilievi marmorei del Museo: il seggio su cui è seduto Nerone ricorda ad esempio la «sella curule», simbolo della magistratura, che appare in una stele marmorea; il senatore con il rotolo in mano richiama una figura analoga su un frammento di sarcofago; il gladiatore con lo scudo circolare ricorda l'immagine dei soldati rappresentati nel rilievo funerario con scena di banchetto; infine, la figura della matrona ha come sfondo gli ambienti ricostruiti di una domus con la pavimentazione cementizia e gli ornati in terracotta. Inaco Biancalana nacque a Viareggio, il 24 settembre 1912. Il padre, marinaio e poi stagnino, riuscì a fargli ottenere la licenza elementare; entrato a lavorare in una bottega di barbiere, Inaco preferiva però dedicarsi al disegno più che al mestiere. L'interesse per il disegno e per l'intaglio può essere sopraggiunto da piccolo mentre osservava il nonno, soprannominato «Mangialegno», intento a intagliare barchette, e, ormai ragazzino, mentre osservava il lavoro faticoso dei maestri d'ascia durante la realizzazione di piccole imbarcazioni nella darsena viareggina: tra questi il futuro suocero, detto il «Morino», e Natale Marinai, un intagliatore che, in tarda età, fece dono dei suoi strumenti di lavoro al giovane Inaco. In famiglia, i suoi interessi artistici non furono incoraggiati ma l'incontro con Livia, sua futura moglie, dette una svolta determinante alla vita del giovane. La ragazza aveva la passione per il disegno: grazie a lei, Inaco decise di dedicarsi alla scultura. Nel 1939, i due si sposarono; dal matrimonio nacquero tre figli: Giuseppe, Leandro, scomparso all'età di trentotto anni dopo un breve periodo dedicato alla pittura, e Clara. Nel 1941, Giulia Viani, moglie del pittore Lorenzo Viani, promosse la prima esposizione delle opere di Inaco nei locali del «Principe di Piemonte ». I primi incarichi importanti giungono nel primo dopoguerra, grazie al futuro ministro ai lavori pubblici Giovanni Pieraccini, alla famiglia Agnelli e al famoso tenore Beniamino Gigli che, dopo aver visitato la mostra che Inaco aveva allestito nel 1945 in via Condotti a Roma, definì lo scultore «un artista poco pagato per la grande maestria che offre». Sempre in questi anni realizzò i busti di Stalin (acquistato dall'Ambasciata Sovietica a Roma), di Roosevelt (donato dal Comune di Viareggio all'ufficiale americano di zona) e di Churchill (acquistato da privati), utilizzando il legno di un platano abbattuto in Piazza delle Paure a Viareggio. Nel frattempo, la famiglia Biancalana si trasferì dalla casa dell'attore tragico Ermete Zacconi, vicino al Canale della Burlamacca, in un'abitazione popolare in Darsena, dove lo scultore creò il suo primo studio nel seminterrato dell'edificio; nel 1960, il secondo studio fu ricavato in un locale, sempre nella zona della Darsena, ancora oggi esistente. Sono gli anni dei rifiuti alle molte offerte di lavoro pervenute dall'estero e da Montecassino (qui chiamato per il restauro di opere lignee danneggiate dai bombardamenti): per il suo attaccamento a Viareggio e alla famiglia decise di non accettare incarichi che lo avrebbero allontanato dalla sua città e dai suoi cari, anche dopo la visita nel suo studio che, nel 1967, gli fece il regista americano John Huston, durante le riprese del film su Michelangelo «Il tormento e l'estasi». L'attività di Inaco è proseguita fino alla morte, avvenuta a Viareggio il 14 aprile 1991.
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