Tu sei qui: Eventi e SpettacoliLe antiche Madonne abruzzesi in mostra al Castello Piccolomini di Celano
Inserito da (admin), martedì 2 marzo 2010 00:00:00
Come in un prezioso scrigno, nelle sale più suggestive e riservate del Castello, viene presentata in anteprima la sezione dedicata alle più antiche Madonne abruzzesi, che verrà in primavera esposta nella nuova sede del Museo Nazionale d'Abruzzo a L'Aquila, nell'ex-mattatoio. La scelta comprende alcune fra le più importanti opere d'arte realizzate in Abruzzo o altrove per committenti della regione: singolari sculture lignee e sontuosi dipinti su tavola.
Nella prima sala sono esposte due pietre miliari della cultura abruzzese, trattandosi di opere firmate da artisti locali. La Madonna delle Concanelle, datata 1262, proviene dalla piccola Chiesa della Madonna della Neve a Bugnara, nei pressi di Sulmona, e documenta altresì un antico culto che affonda le sue origini in usanze pagane collegate all'agricoltura. L'alta qualità dell'opera è stata valorizzata da un restauro che ha messo in risalto la qualità della materia, l'opulenza degli smalti e delle superfici trattate a mecca. Per la caratteristica espressività del volto, assorto in una amara meditazione venata di malinconica tristezza, può collegarsi ad una corrente di respiro internazionale dominata dallo stesso intimo sentimento patetico proprio di alcuni celebri gruppi scultorei raffiguranti la Deposizione, come quello della Cattedrale di S. Massimo a Penne, il cosiddetto "Deposto di Tivoli" o le nobili figure di dolenti del Museo di Cluny, oggi al Louvre. Il Trittico a sportelli, eseguito nel 1283 da un maestro che si firma Gentile da Rocca di Mezzo, proviene dalla Chiesa di S. Maria ad Cryptas a Fossa, vicino L'Aquila. Allo stesso artista è stata riconosciuta un'attività di frescante: sue le figure di Cristo Pantocratore e Creatore inserite nel monumentale ciclo della stessa chiesa di Fossa, il Giudizio universale di Santa Maria ad Ronzanum di Castel Castagna e ulteriori affreschi nella chiesa di San Tommaso a Caramanico e nella parrocchiale di Caporciano, i quali formano un corpus con il trittico del 1283.
Tra le sculture spicca la Madonna di Lettopalena, risalente alla fine del sec. XII, un assoluto capolavoro che trova in Abruzzo un unico termine di paragone nella stupenda Madonna di Castelli, assimilata per la sua bellezza ai rilievi della Cattedrale di Chartres. Entrambe le opere si impongono all'ammirazione per la suprema eleganza formale della aristocratica Vergine che si erge sul busto, diritto e allungato, per la finissima trattazione dell'intaglio, che indugia nelle minime pieghettature delle vesti, veramente regali, del Bambino e nelle trine fitte dell'abito della Vergine, per l'alta qualità del colore e la cura dell'apparato decorativo.
Le altre sculture ascrivibili alla seconda metà del Duecento, provenienti dalle chiesette di Scoppito e Collettara, nei pressi de L'Aquila, rivelano un gusto popolareggiante, non esente da influssi nordici. Diffuse nell'Italia centrale nei secoli XII e XIII, queste Madonne appaiono "sommariamente intagliate e quasi ancorate al suolo dal peso di enormi zoccoli". Caratterizzate dalla posizione frontale del Bambino e dal sintetico trattamento dei panneggi, queste suggestive opere comunicano una profonda spiritualità grazie alla forte valenza devozionale di cui sono intrise. Si distinguono per valore artistico la Madonna di Pizzoli che presenta un maggior rilievo, nelle dimensioni e nell'aspetto, e soprattutto la magnifica, e più amorevole nei confronti del Bambino, Madonna di Penne, qualificata dalle fattezze del volto ancora adolescente e dalla audace scollatura che le scopre le spalle.
Le icone medioevali, dipinte a tempera con vivaci colori, formano nel loro insieme una raccolta di eccezionale organicità e compattezza e rappresentano il meglio di quanto ci è pervenuto di queste singolari produzioni. Spicca tra tutte la Madonna di Montereale, "originalissimo e precoce caposaldo della pittura abruzzese". Questa superba icona di impressionante bellezza, già assimilata alla Madonna di San Guglielmo della Abbazia di Montevergine, presso Avellino, assume un particolare significato sotto il profilo storico-iconografico. Si tratta infatti del più antico esempio della nuova e rivoluzionaria tipologia della Vergine incoronata in trono raffigurata nell'atto di porgere il seno al Bambino, attestata anche dalla Madonna di Capitignano. La medesima sontuosa iconografia, che evidenzia la fusione dell'antico tema della Madonna del Latte con quello della Madonna Regina, dalle notevoli implicazioni teologiche e liturgiche, la ritroviamo nella raffinatissima Madonna di Fontecchio, detta Madonna "de ambro". Un'opera che va situata nell'ambito della corrente di gusto bizantino irradiata dall'Abbazia di Montecassino e che tradisce relazioni con le esperienze dell'area spoletina, come il Crocifisso di Alberto Sozio del 1187.
a cura di Lucia Arbace e Calcedonio Tropea
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