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Eventi e Spettacoli

Le Meraviglie del Tesoro di San Gennaro - Le pietre della devozione

Inserito da (admin), martedì 29 marzo 2011 17:36:36

La Mostra del tesoro di San Gennaro
Presentata nella sala Zuccari di Palazzo Giustiniani del Senato della Repubblica, la Mostra "Le Meraviglie del Tesoro di San Gennaro, i gioielli", avrà luogo a Napoli, in sei differenti strutture museali nel centro storico della città, dal 9 aprile al 12 giugno. Per la prima volta nella storia, infatti, le opere più prestigiose del leggendario Tesoro di San Gennaro verranno esposte al pubblico contemporaneamente nella splendida cornice di sei differenti siti museali di Napoli.
Nel corso della presentazione sono stati resi noti anche i risultati di una minuziosa indagine compiuta da un'équipe di gemmologi e storici sui gioielli più preziosi fra tutti quelli donati al Patrono di Napoli nell'arco di sette secoli: il Tesoro di San Gennaro, è stata la clamorosa certificazione dei sette ricercatori che hanno indagato per quasi tre anni sulle opere e le singole pietre (oltre duemila fra diamanti, rubini, smeraldi, zaffiri, perle), è tra i più importanti al mondo per valore artistico ed economico, superiore al Tesoro della Corona d'Inghilterra e a quello dello Zar di Russia.
La Mostra, organizzata dal Museo del Tesoro di San Gennaro con la collaborazione della Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico, Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Napoli e con l'alto Patronato del Presidente della Repubblica e della Presidenza del Senato, vuol essere anche un'occasione di riscatto per la città di Napoli, promuovendo e valorizzando il più importante patrimonio artistico e culturale del mondo e allo stesso tempo "facendo sistema" sul territorio.
La Mostra si svilupperà infatti - caso unico nelle esposizioni urbane - in sei siti
museali diversi compresi nell'area del centro storico cittadino. Con un biglietto unico integrato, quindi, il visitatore potrà ammirare non solo le oltre 150 opere delle 21.610 appartenenti al Tesoro (tra cui i dieci favolosi gioielli, esposti nelle sale del Museo del Tesoro di San Gennaro) o le preziose tele di Luca Giordano (Museo Diocesano) e luoghi dall'immenso valore artistico che riapriranno per l'occasione, come il Complesso Monumentale dei Girolamini o l'antica Porta del Duomo.
Per lo spostamento delle opere verranno adottate straordinarie misure di sicurezza: mezzi blindati, guardie armate, sistemi d'allarme sofisticati. Il Centro di Napoli sarà protetto da elicotteri dei Carabinieri.

Il Museo del Tesoro di San Gennaro
25.000.000 di devoti nel mondo (stima Vaticano anno 2007)
21.720 capolavori in argento, legno, oro, madreperla tessuti preziosi e quadri
La collana del seicento più ricca e preziosa del mondo: 13 maglie in oro massiccio, 700 diamanti, 276 rubini, 92 smeraldi.
L'oggetto più prezioso 3964 pietre preziose (diamanti, rubini e smeraldi)
54 statue d'argento massiccio
La più importante e intatta collezione d'argento al mondo dal 1305 ad oggi
Un milione di visitatori dall'apertura del museo del tesoro di San Gennaro.
Questo è il tesoro di San Gennaro.Il tesoro più importante al mondo, e di gran lunga superiore per valore e per numero di capolavori a quello della Corona e a quello dello Zar, è da oltre 7 secoli, a Napoli.

San Gennaro
San Gennaro: venticinquemilioni di devoti sparsi in tutto il mondo, una lunghissima storia punteggiata di avvenimenti e vicende spesso in bilico tra devozione e pregiudizio, fede e incredulità, passione e scetticismo. In ogni momento, però, legata a filo doppio alla storia di Napoli fino a una fortissima identificazione tra il Santo protettore e le pulsioni psicologiche di un popolo periodicamente minacciato da catastrofi naturali ed eventi storici. Oggi, come si evince da una ricerca del 2006, San Gennaro è il santo della Chiesa cattolica più famoso e conosciuto nel mondo e non solo per il miracolo della liquefazione del sangue, ma anche e soprattutto perché milioni e milioni di persone dalla fine dell'800 sino agli anni '60, si sono imbarcate nel porto di Napoli per "terre assaie luntane" in cerca di fortuna nella tragedia della grande emigrazione italiana. E l'ultima immagine, che questa povera gente aveva negli occhi prima di affrontare il mare aperto, era la statua di San Gennaro alla punta del molo che con la mano si rivolge al Vesuvio per fermare la lava e che invece sembrava benedicesse quella moltitudine di disperati. La stragrande maggioranza di loro non è mai più tornata in patria, tanti hanno sognato da lontano la propria terra, ma ovunque questa gente si sia stabilita nel mondo ha invocato la protezione di quella benedizione, consolidando il culto del Santo protettore di Napoli e trasferendo quella devozione anche ai propri figli, di generazione in generazione. Ancora oggi come allora a New York, Toronto, Rosario, Melbourne, San Paolo, e in altre città del mondo dove si sia stabilita e consolidata una comunità di origine italiana meridionale, ogni anno il 19 settembre, giorno di San Gennaro, si celebra e si festeggia il miracolo che avviene nel Duomo di Napoli con l'antica processione e le strade illuminate a festa. Resta ancora oggi una tenace scia di religiosità popolare a tener vivo il discorso sull'antico patrono, tra fede e religione. Quella scia che lungo un cammino sotterraneo e impalpabile nel lento giro d'un millennio e mezzo ha collocato San Gennaro al centro di un grandioso fenomeno di religiosità popolare e di un radicatissimo culto, tali da non avere uguali al mondo.

Il Tesoro di San Gennaro
Sette secoli di donazioni di papi, imperatori, re, sovrani, uomini illustri e persone comuni, ecco uno dei più importanti e ricchi tesori universali dell'arte: il leggendario tesoro di San Gennaro.
Per merito dell'antichissima istituzione della Deputazione della Real Cappella di San Gennaro, nata per un voto della città nel 1527, il tesoro è intatto non avendo mai subito spoliazioni, né finanziato guerre, né subito furti e quindi le collezioni sono uniche al mondo. Lo stesso Napoleone, che ovunque sia andato ha depredato, quando approdò a Napoli non solo non prelevò nulla, ma dovette regalare a San Gennaro un ostensorio in oro, argento e pietre preziose di superba bellezza e raffinatezza. Tutte le opere donate, per avere il privilegio di essere considerate meritevoli di far parte del Tesoro di San Gennaro dovevano, però, corrispondere a elevatissime qualità di valore artistico e culturale e dunque essere realizzate dai grandi artigiani del tempo. Il risultato è stato che si è così costituito un tesoro composto da straordinari e autentici capolavori firmati dai più noti e importanti artisti della storia universale dell'arte, superiore per vastità e importanza a quello della corona d'Inghilterra.

Le dieci meraviglie, i gioielli
- Collana in oro, argento e pietre preziose (rubini, smeraldi, brillanti...) di Michele Dato (più aggiunte fino al 1879). L'opera, realizzata nel 1679, fu commissionata dalla Deputazione della Cappella del Tesoro di San Gennaro per il busto Reliquiario del Santo. Per la realizzazione della Collana, caratterizzata da maglie ovali dette anche "tosoni" e "gigli", la Deputazione destinò alcune della gioie del Tesoro (gioiello di diamanti e rubini e uno smeraldo donato dal Vicerè Duca di Osona, una collana d'oro con rubino donato in segno di devozione dalla Gran Corte della Vicaria e altro) oltre ad altre gioie acquistate per l'occasione. Dal 1679 al 1879, anno del suo assesto definitivo, alla collana si sono aggiunte numerose "gioie" donate da Sovrani, Pontefici e devoti.
"Grande assemblaggio di gioielli di diversa fattura e datazione, accomunati però dal grande pregio e da provenienze illustri".
- Croce in argento e coralli (1707). Dono della famiglia Spera. Esemplare significativo che testimonia la grande diffusione che ebbe a Napoli in epoca barocca l'uso del corallo accostato all'argento, sia in ambito laico che religioso, com'è riscontrabile dagli inventari di famiglie nobili ed istituti religiosi, che annoverano numerosi oggetti in argento e corallo, oggi purtroppo in gran parte perduti. Il basamento della croce, in lamina sbalzata, reca un'iscrizione che corre lungo tutta la fascia di base e prosegue sul retro.
Al centro lo stemma della famiglia Spera, che ha donato l'oggetto, circondato da una decorazione a volute e sormontato da un piccolo busto di San Gennaro a getto. Sulla base poggiano due putti fusi in lega d'argento, realizzati in epoca successiva.
La croce mostra una delicata decorazione ad incisione di motivi vegetali su recto e verso. La decorazione in coralli ricopre, seguendone perimetro e disegno, la base e la
croce, che presenta anche applicazioni di coralli singoli, più fitti, invece, al termine di bracci e nei raggi della croce, dove sono applicati a filigrana.
- Mitra in oro rubini, smeraldi e brillanti realizzata dall'orafo Matteo Treglia (1713) Così come per la Collana, anche la preziosa Mitra, caratterizzata dalle classiche "infule", fu commissionata dalla Deputazione della Cappella del Tesoro di San Gennaro per il Busto Reliquiario del Santo, a sostituzione di quella precedente (composta di perle e pietre preziose). Anche per quest'opera, la Deputazione destinò alcune della gioie del Tesoro, aggiungendo a queste altre gioie acquistate, per l'occasione, con le offerte del Clero, del popolo e degli artigiani dell'epoca.
"La vivace cromia della mitra è ulteriormente enfatizzata dall'uso di dorature matte e lucide sulle lastre d'argento che costituiscono il fondo"
- Calice in oro, rubini, smeraldi, brillanti dell'orafo di corte Michele Lofrano (1761) commissionato da Ferdinando di Borbone, e realizzato dal gioielliere Michele Lofrano nel 1761. Il Calice, donato dal giovanissimo Sovrano alla Cappella del Tesoro di San Gennaro in segno di devozione al Santo Patrono, è datato e firmato per esteso dall'autore che,
nominato Console dell'arte degli orafi nel 1753, è stato per circa cinquant' anni gioielliere di Corte per la Casa Reale.
"Pezzo straordinario non solo per la caratura dell'oro e per la profusione delle pietre preziose utilizzate, per l'impiego - nel monogramma coronato del sovrano posto al di sotto della base - degli smalti traslucidi, ma anche - e soprattutto - per l'eleganza della forma, per la perfezione esecutiva, ben evidente anche nei medaglioni con Storie della Passione della coppa, del fusto e della base, il calice di Lofrano si attesta come uno dei capolavori dell'oreficeria italiana del settecento"
- Ostensorio in argento e rubini (1808) dono di Gioacchino Murat. L'ostensorio mostra una decorazione piuttosto ricca che si sviluppa su più piani sovrapposti, a partire dalla base di forma circolare che poggia su piedini a volute ed è ornata da putti e festoni; più in alto, un globo stellato con una fascia zodiacale e testine di putti, sormontato da due angeli che reggono un cuore spinato; in alto, la custodia per l'ostia è circondata da una gloria di angeli tra tralci di vite e nuvole e da una raggiera, sormontati da una croce. Venne donato come atto di devozione al santo patrono da Gioacchino Murat al suo arrivo in città su suggerimento di Napoleone ed è uno dei rari casi in cui Napoleone non abbia saccheggiato, ma donato.
- Pisside gemmata in oro, rubini, zaffiri, smeraldi e brillanti (1831) donata da Re Ferdinando II. "Una Pisside di oro, di sublime qualità, gemmata: dono del Re Ferdinando II nel Gennaio 1831.
- Ostensorio in oro, pietre preziose, perline, smalti. (1837) Splendido esempio di ripresa di modelli barocchi in un oggetto dai caratteri ormai neoclassici, lo schema di questo pezzo è perfettamente assimilabile a quello dell'ostensorio donato al Tesoro da Gioacchino Murat una trentina di anni prima, anch'esso impreziosito da gemme; se ne differenzia soltanto per una maggiore inserzione di elementi floreali e pietre preziose e per il motivo a fascio di spighe posto in alto, a coronamento della raggiera.
L'ostensorio venne donato da Maria Teresa d'Austria in occasione delle sue nozze con Ferdinando II.
- Calice in oro zecchino (1849) donato da Papa Pio IX nel 1849 per ringraziare i napoletani dopo essere stato ospitato in asilo a causa dei moti mazziniani di Roma. E' uno dei pochi di manifattura non napoletana essendo stato realizzato dall'orafo Valadier a Roma.
- Croce episcopale in oro, smeraldi e brillanti. (1878) Donata da Re Umberto I e Margherita di Savoia il 23 novembre 1878 Il Re e la Regina d'Italia Umberto I e Margherita di Savoia, il 23 novembre 1878, nella prima visita a Napoli dopo la loro assunzione al trono, resero omaggio al Santo Patrono della Città donando alla Cappella del Tesoro una croce in lapislazzuli e pietre preziose con laccio d'oro
- Pisside in oro corallo e malachite (1931) realizzata dalla famosa famiglia Asdcione di torre del Greco e donata da Umberto di Savoia il 5 novembre 1931 quando si trasferi con la moglie Jose a Napoli
Tutti i capolavori che dall'8 aprile verranno esposti nel Museo del Tesoro di San Gennaro, saranno accompagnati dai documenti originali dell' Archivio storico della Cappella di San Gennaro. Rare pergamene che testimoniano non solo i contratti e le commissioni con i relativi pagamenti, ma anche i rari bozzetti delle opere realizzati dagli artisti con i materiali utilizzati e le antiche bolle pontificie con il diritto di fondazione attribuito alla Deputazione della Cappella di San Gennaro.

I sei siti Museali che esporranno il Tesoro di San Gennaro
Museo del Tesoro di San Gennaro:
In esposizione i Gioielli cioè le dieci meraviglie più il busto tempestato di pietre preziose del 1305 regalo di Carlo d'Angiò e il reliquario del sangue del 1305
Real Cappella di San Gennaro
Tra i capolavori per la prima volta verrà esposto senza il crsitallo di protezione il paliotto d'argento dell'argentiere Vinaccia
Duomo di Napoli con l'apertura dopo oltre 100 anni della porta antica della Cattedrale
Complesso dei Girolamini: è una tra le tante novità per il tesoro verrà esposto nell'oratorio dell'Assunta con l'apertura ai visitatori della Chiesa chiusa da più di 50 anni
Archivio storico del Banco di Napoli: tutti i documenti che testimoniano i pagamenti agli artisti dei capolavori commissionati sono custoditi in questo antico archivio
Museo diocesano. Nella splendida e antica navata verrà ricostruita la processione con l'esposizione dei busti d'argento.

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