Tu sei qui: Eventi e SpettacoliLetture dal volume "Ho coltivato sogni" di Sigismondo Nastri
Inserito da Sigismondo Nastri (admin), martedì 7 gennaio 2014 21:50:06
Sabato 11 gennaio 2014, alle ore 18.00, nel salone degli Affreschi di Palazzo Mezzacapo, a Maiori, è in programma un "incontro" con la poesia di Sigismondo Nastri, che leggerà alcune liriche tratte dalla raccolta "Ho coltivato sogni", edita di recente da De Luca-Salerno. L'iniziativa, coordinata da Donato Sarno, è promossa dal Comune-Assessorato al turismo cultura e spettacolo e dall'associazione "La feluca". Le sottolineature musicali saranno a cura di Michela Ruggiero.
"Ho coltivato sogni" raccoglie le poesie scritte da Nastri, che a breve compirà 79 anni, in tutto il suo percorso di vita: almeno, quelle che è riuscito a recuperare tra le sue carte. La poesia - dice - «mi è servita per manifestare le mie emozioni, i miei sentimenti. Per raccontare momenti di vita vissuta. E' una poesia autoreferenziale? Certamente sì, perché è da lì, dai sentimenti, dalle emozioni, che parte sempre l'ispirazione. Credo, del resto, che avvenga in tutte le arti. Da una emozione provata, da una sensazione particolare avvertita, da una soggettiva visione della realtà, nasce il bisogno di esprimersi con certe parole, e solo con quelle».
Rino Mele, nella prefazione, pone l'accento su un elemento che caratterizza la poesia di Sigismondo Nastri: il mare, "padre e madre". E' tra i sipari delle onde - aggiunge - che egli costruisce la sua casa e, in essa, una stanza, la più interna e nascosta, dove sogna il suo annegare e salvarsi tra un'onda più forte e la successiva, sempre in quell'azzurro cupo, turchese, della costa. «Al suo mare genitoriale torna sempre, come un penitente che sciolga un rimorso che non sa: "Alla soglia del cielo / trovo pace e silenzio / quando il sole si cala nel mare / là dove la costa si fonde / con l'isola azzurra". [...] Questa sua scrittura fortemente autobiografica (secondo una tradizione lirica consumata) è attraversata dalla nostalgia di essere escluso dalle rappresentazioni della natura: un adamo cacciato dal Paradiso terrestre. Quel luogo perduto forse è nella linea dell'orizzonte ed è lì che vorrebbe trovar pace: "Muri dipinti adornano le case, / gerani in fiore le linde terrazze, / cortili, poggi, vie, scalinatelle / vertiginose, lunghe, impervie, belle / che vanno verso il cielo e verso il mare"».
Nella poesia di Sigismondo Nastri - ha rilevato Ambrogio Ietto, recensendo il libro - colpisce il succedersi di ricordi e di esperienze passate che, grazie ad un magico processo catartico-liberatorio, finiscono col trasformarsi in sogni. Nastri ha ragione, aggiunge,«nell'identificare il ricordo con la "storia vissuta di gesti, parole, illusioni, tormenti, sconfitte, protetto dalla pietra del tempo". La raccolta, infatti, non è avara di ricordi che vanno dal richiamo mentale del "pane nero di segala dura" divorato dal "bimbo cresciuto all'ombra dei cannoni", nel corso delle vicende anche drammatiche dell'ultimo conflitto bellico, alla "notte senza silenzio" tra il 25 e il 26 ottobre del 1954 di Maiori, animata dai vortici d'acqua del Reginna e dalle urla degli alluvionati soccombenti. Di straordinaria intensità le "preghiere" che confermano, nell'autenticità del messaggio, la salda, invidiabile fede di Sigismondo Nastri, profondamente immerso in un ricorrente stato d'animo intonato ad una vaga tristezza ma fortunatamente alimentato dalla speranza della "porta che conduce alla luce"».
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