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Eventi e Spettacoli

Salerno - VII FESTIVAL INTERNAZIONALE "Piano Solo"

Il pianoforte tra passato e futuro

Inserito da (admin), sabato 29 novembre 2008 00:00:00

Salerno, Salone dei Marmi di Palazzo di Città - 5-19 dicembre 2008 ore 19,30

INGRESSO LIBERO Info.:338/2219221

 

Il pianoforte tra passato e futuro

La VII edizione del Festival Internazionale "Piano Solo" ideato da Paolo Francese e Matteo Napoli apre alla musica contemporanea, ospite del Salone dei Marmi di palazzo di Città dal 5 al 19 dicembre, con una prima esecuzione assoluta

 

Il Natale musicale salernitano sarà, impreziosito dal Festival Internazionale "Piano Solo", ideato da due giovani ed affermati pianisti Matteo Napoli e Paolo Francese, supportati dal Comune e dalla Provincia di Salerno, unitamente alla collaborazione dell'Ateneo salernitano e della storica ditta di pianoforti "Alberto Napolitano".

La rassegna, che è riuscita a conquistare sin dalla sua prima edizione, una vasta fetta dell'esigente pubblico salernitano, è giunta alla sua VII edizione. L'interessante cartellone, che prevede tre appuntamenti dal 5 al 19 dicembre, sarà ospite della sua abituale cornice del Salone dei Marmi di Palazzo di Città, luogo che è una delle chiavi del successo di questo festival, quella dell'aver ridonato un luogo particolare a Salerno, il cuore pulsante della sua casa comunale, scelta indovinata dall'assessore alle politiche culturali Ermanno Guerra.

Quest'anno "Piano Solo" sterza decisamente verso la musica contemporanea, presentando una prima assoluta, nata dall'eterno binomio di arte e musica, affiorante già dal manifesto, che propone sulle mura della nostra città, uno dei tredici guerrieri di bronzo di Daniel Spoerri, annunciante l'evento clou della rassegna, il concerto del 19 dicembre, nel corso del quale verrà vissuta la prima esecuzione assoluta dei "Krieger der Nacht" di Thomas Fortmann.

La rassegna prenderà il via venerdì 5 dicembre con un rècital del pianista Giorgio Costa, interamente dedicato a Fryderyk Chopin, alla sua immensa indipendenza dell'immaginazione e della passione, unita ad un'assoluta correttezza e purezza, alla limpidezza delle strutture e alla chiarezza dello stile, con l'esecuzione integrale delle ballate, fusione perfetta e indissolubile di melodia non fine a se stessa e dinamica unita alla loro inconfondibile costruzione armonica, tale da lasciare l'ascoltatore in un totale stato di attenzione/emozione.

Il 12 dicembre saluterà il ritorno del duo pianistico spagnolo composto da Carlos Lama e Sofia Cabruja, che dedicherà al pubblico salernitano una "Serenata Spagnola". Ricordiamo la loro intesa totale, nel ritmo, nel colore, nello spirito, una vera dissimulazione del gioco combinatorio e articolato che si riuscirà a godere attraverso le comunicative partiture di Moszkowski, Basomba, Albèniz e De Falla, dall'avvolgente ed esaltante fascino iberico.

Per preparare il grande evento del 19, nella mattinata del 16 dicembre, "Piano Solo" sarà ospite della facoltà di Lettere e Letterature straniere del nostro ateneo, per un incontro con Thomas Fortmann, autore de' "I Guerrieri della Notte", pagina della quale illustrerà il concepimento, inaugurando un dibattito sul tema "Dalle suggestioni del rock alla musica colta: "Guerrieri della Notte: Archetipi del subconscio", introdotto da Angelo Meriani e Paolo Francese.

La serata finale del festival, il 19 dicembre, sarà consacrata interamente all'esecuzione dei "Krieger der Nacht" di Thomas Fortmann, per due pianoforti e batteria, affidata ai pianisti Carlo Alessandro Lapegna e Paolo Francese e al batterista Devis Tarolli. Il pezzo è stato ispirato dai tredici guerrieri bronzei di Daniel Spoerri, opere ormai storiche, che documentano l'adesione dell'artista al Nouveau Realisme, simbolo di quella vocazione a inventare nuove immagini, a narrare nuove storie, partendo dagli oggetti comuni, banali e riassemblati in modo da dare vita a composizioni ricche di suggestioni.
Dal punto di vista compositivo ed estetico, Fortmann ha unito il suo interesse per la numerologia all'amore per questi statue. La struttura formale è di tipo classico, ma racchiudente l'espressività e l'energia che è alla base del fenomeno rock, un vero brogliaccio di appunti per aprire un ferace dialogo tra diversi linguaggi espressivi.

 

Salerno, Salone dei Marmi di Palazzo di Città - 5 dicembre 2008 ore 19,30

 

 

INGRESSO LIBERO Info.:338/2219221

 

Giorgio Costa: portrait of Fryderyk Chopin

 

Il prestigioso pianista inaugurerà venerdì 5 dicembre nel Salone dei Marmi di palazzo di Città la VII edizione del Festival Internazionale Piano Solo, promosso da Matteo Napoli e Paolo Francese

 

Scegliere di dedicare un intero programma a Fryderyk Chopin significa prima di tutto comunicare l'amore che si prova per il pianoforte. Ascoltare questo autore significa accettare il suo lirismo, la sua tecnica, la sua devozione verso uno strumento che prima di lui non era stato sfruttato a fondo da nessuno. La VII edizione del Festival Internazionale "Piano Solo", ideato dai pianisti Paolo Francese e Matteo Napoli, col supporto del Comune e della Provincia di Salerno, comincerà proprio dall' omaggio a Fryderyk Chopin, affidato a Giorgio Costa che inaugurerà la rassegna venerdì 5 dicembre alle ore 19,30, nel Salone dei Marmi di Palazzo di Città.
Chopin è riuscito con le sue composizioni a rendere il piano uno strumento unico, lo ha reso il centro dei suoi studi e della sua musica, tirando fuori da esso le sonorità e l'espressività di un'orchestra. E' impossibile non notare che tutte le composizioni di Chopin sono per lo più dedicate al piano solo, rarissimi sono i momenti in cui riesce a concepire il piano come parte di un insieme più ampio come quello di un concerto, rendendolo un'entità completa.
Il programma principierà con i due notturni op.27. Il primo in Do diesis minore è un Larghetto caratterizzato da una melodia dolcemente cantilenante, che man mano cresce in tensione per culminare nella seconda parte in una serie di accordi dall' effetto estremamente drammatico. Il secondo notturno, in Re bemolle Maggiore, il prediletto da Mendelssohn ha l'andamento di una barcarola dall'architettura semplice e immediata. Seguirà la Barcarola op.60 in Fa diesis Maggiore, datata 1846, una composizione dalla modernità sorprendente nell'armonia, dalla tecnica scintillante e dalla travolgente intensità espressiva. Ha la forma di un ampio notturno tripartito, il cui tema principale è una dolce cantilena sostenuta da un ritmo di berceuse. Nell'episodio centrale un lieve gioco di terzine a poco a poco si gonfia, si inturgidisce sino a trovare sbocco in un canto appassionato che chiude con una coda traboccante di raffinate armonie. Il finale della prima parte della serata saluterà l'esecuzione della Polacca in La bemolle maggiore op.53 del 1842, oggi nota con il titolo di Eroica. Si apre con un'introduzione di sedici misure, atematica, consistente in una libera progressione armonica ascendente per semitoni. L'ampio episodio iniziale marziale e nostalgico è marcato da un accompagnamento che suggerisce all'immaginazione vigorosi colpi di timpani La sezione centrale è caratterizzata da un ostinato di una figurazione del basso costituita da quattro semicrome discendenti per gradi congiunti da eseguirsi con assoluta uniformità di tocco senza quel fracasso di tuono che la gran parte dei pianisti hanno l'abitudine di ammannirci.

 

La seconda parte del programma sarà interamente dedicata all'esecuzione delle quattro ballate

 

Nella prima Ballata in sol minore op. 23 i primi due temi sono introdotti da un breve recitativo iniziale. Il primo, in sol minore, si rivolge all'ascoltatore in un tono parlante soffuso di

 

un alone lirico, "im Legendeton", con l'intonazione di una leggenda, come avrebbe detto Schumann. Anche la seconda Ballata in fa maggiore op. 38 è dominata dalle vicende dei due temi principali, che in questo caso si contrappongono però in maniera più marcata in quanto a ritmo, profilo melodico e armonico e carattere. Ne scaturisce una forma scolpita in sezioni distinte che si distingue da quella fluente e cangiante della ballata precedente.

 

La terza Ballata in la bemolle maggiore op. 47, composta e pubblicata nel 1841, si apre con un tema di squisita fattura, allegretto, seguito da un secondo tema che ha il sapore di una narrazione romantica di eventi lontani: mentre l'impianto armonico si muove tra fa maggiore e fa minore, il racconto si infervora, per poi acquietarsi e sfociare in una terza sezione tematica tutta imperniata sulla tonalità di la bemolle maggiore. Scritta subito dopo la terza del 1842 e pubblicata l'anno successivo, la quarta Ballata in fa minore op.52 conclude l'esplorazione del nuovo spazio che si apre alla musica strumentale nell'impiego di materiale tematico contrastante in un organismo che unisce qualità narrative e liriche al contempo. Proprio questo sguardo retrospettivo ci consente di leggere le quattro ballate come fossero un ciclo, benché concepite come composizioni singole.

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