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Eventi e Spettacoli

Torcello. Alle origini di Venezia tra Occidente e Oriente

La luce di Bisanzio, il colore di Torcello, l'oro di Venezia. Tre note singolari che danno vita ad una mostra eccezionale, celebrativa dei mille anni di storia di uno dei monumenti più straordinari della laguna veneziana: la basilica di Santa Maria Assunta di Torcello, eretta nelle sue forme attuali nel lontano 1008, meta di un continuo pellegrinaggio artistico e culturale.

Inserito da (admin), martedì 13 ottobre 2009 00:00:00

La luce di Bisanzio, il colore di Torcello, l'oro di Venezia. Tre note singolari che danno vita ad una mostra eccezionale, celebrativa dei mille anni di storia di uno dei monumenti più straordinari della laguna veneziana: la basilica di Santa Maria Assunta di Torcello, eretta nelle sue forme attuali nel lontano 1008, meta di un continuo pellegrinaggio artistico e culturale.
Notissima nei suoi elementi architettonici e decorativi che ne nobilitano l'interno e che ne fanno una delle massime testimonianze dell'arte veneto-bizantina, la ex cattedrale medievale e i mosaici che la rivestono sono il motore dell'esposizione promossa dal Comitato Nazionale per il "Millennio", istituito dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Una mostra "viva", che racconta la grande storia dai primi insediamenti lagunari alla fine del Duecento attraverso gli splendori di quell'arte che, generatasi a Bisanzio, troverà nella laguna veneta l'ambiente ideale in cui crescere e svilupparsi, dando origine a novità di forme ed espressioni che costituiscono, ancora oggi, la magia di Torcello e il fascino di Venezia.
La Basilica torcellana con il complesso episcopale e l'adiacente rotonda di S. Fosca sono quanto resta, oggi, di un'intera città sorta intorno al VI secolo ad opera degli abitanti dell'antica Altino, che qui trovarono rifugio dall'invasione longobarda. Si creò così, nel tempo, un vivace insediamento urbano, con al centro Torcello, città ricca di edifici civili e religiosi, perno delle attività commerciali della Venetia, termine con il quale si identificava in antico l'area della laguna. Poi seguì il declino a partire dal XIV secolo, che la trasformò per varie ragioni in un luogo disabitato e abbandonato, ridotto a una sorta di cava di materiali nobili - marmi e pietre anzitutto - riutilizzati dai veneziani per la costruzione della città sorta intorno a Rialto.
Punto di partenza della mostra è il periodo tra i secc. V e VII, età successiva alla evangelizzazione del territorio alto adriatico, compiuta nel IV secolo, sul quale emergono per importanza centri quali Aquileia e Grado insieme ad altri che, da Ravenna a Pola, costituiscono un ecumene civico, culturale e religioso, altrove inesistente, foriero di molti e straordinari sviluppi. È, questa, l'età della "prima" Torcello, di cui la mostra espone nobili monumenti, insieme a significativi reperti di ambito lagunare: tracce sulle quali si avvia il secondo momento del percorso espositivo, che considera la cultura artistica alto adriatica tra X e XII secolo, età alla quale è riferibile il momento dell'erezione della seconda basilica torcellana, l'attuale, e la sua decorazione. La sezione indaga, con apporti di assoluta bellezza, il diffondersi in Adriatico del linguaggio "veneto-bizantino" frutto del rapporto tra i centri adriatici e lagunari con Costantinopoli, capitale d'Oriente: linguaggio che trova proprio in Santa Maria Assunta di Torcello una delle sue massime espressioni nell'architettura e nell'apparato scultoreo - si vedano i preziosi plutei ad intreccio e le formelle marmoree abitate da pavoni ed animali fantastici posti a confronto con la produzione torcellana ancora apprezzabile in situ, come pure gli straordinari apporti dalla terraferma, documentati dal gruppo dell'Adorazione dei Magi, del Seminario Patriarcale di Venezia - ed in particolare nella celebre decorazione a mosaico della controfacciata, capolavoro artistico oltre che unicum iconografico musivo.

Un approfondimento tematico è dedicato proprio a tale monumentale Giudizio Universale: l'esposizione ne presenta una riproduzione digitale realizzata con tecnologia laser che consentirà di renderne possibile una eccezionale "visione" sin nei dettagli. Anche i temi iconografici rappresentati nella grandiosa composizione - la Crocifissione, l'Anastasis, il Pantocrator, la Deesis o "Grande Preghiera", la Vergine Orante e la Vergine Odigitria - troveranno adeguato raffronto in opere coeve provenienti dai più grandi musei, realizzate in materiali diversi - ori, argenti, avori, pietre dure, smalti, icone musive, preziose miniature - ed esposti insieme ad alcuni dei frammenti musivi originali, oggi dispersi in più musei sia italiani che esteri, e distaccati dal mosaico negli interventi di restauro realizzati sullo stesso nell'Ottocento. A questi preziosi documenti si affiancano rari frammenti musivi più propriamente bizantini - come la Vergine dal Monastero di Studios, a Costantinopoli, e le Pie Donne del Museo Marciano - o bizantineggianti, opera di maestranze veneziane attive in quel tempo lungo la costa adriatica, a Ferrara come a Ravenna.
Delle solenni liturgie e del culto celebratisi a Torcello nei secoli d'oro della sua storia fanno memoria una splendida serie di oggetti coevi, qui raccolti a suggerire un apparato liturgico purtroppo non più esistente. Preziose legature di codici miniati, reliquiari, croci processionali di assoluto valore artistico documentano l'altissima tecnica esecutiva degli orafi bizantini e veneziani e la straordinaria cura avuta dagli stessi nel realizzare oggetti di grande bellezza, splendide custodie in terra di frammenti di Bellezza divina, di cui la preziosità dei materiali è sempre inadeguato riflesso.
L'ultima sezione della mostra è dedicata all'icona e alla sua evoluzione più propriamente veneziana. Delle sacre immagini bizantine, importate in numerosi esemplari in laguna specie dopo il 1204, anno della IV crociata, sono documenti preziosi le icone della Vergine provenienti dalla Grecia, tra le più antiche a noi giunte fino a noi. Tra le stesse, un posto a sé merita la splendida icona della Gran Madre di Dio di Costantinopoli, conservata a Treviso presso il Monastero della Visitazione, capolavoro assoluto ancora poco noto, esposto in una mostra per la prima volta. Riflessi dell'immagine divina, di Cristo, della Vergine e dei santi, le icone si rivestono di luce, grazie all'uso dei metalli preziosi e delle pietre che le adornano, o si elaborano in nobili materiali, quali gli smalti, l'avorio, il micro mosaico, la seta, i fili d'oro e d'argento. Di questa diversità di materiali sono testimonianza eccezionale l'icona costantinopolitana dell'Arcangelo Michele, dal tesoro di San Marco, quella musiva della Trasfigurazione di Cristo, ora al Louvre, e l'Epitaffio con il Cristo morto, finissimo ricamo del Museo Bizantino di Salonicco.
Quanto all'evoluzione dell'icona in laguna, i numerosi apporti provenienti dalla capitale d'Oriente e la diaspora delle maestranze artistiche bizantine successiva al sacco di Costantinopoli del 1204, introducono in ambito adriatico ulteriori novità registrabili in pittura, ad esempio, nell'operato di maestranze bizantino-macedoni, attive nei territori corrispondenti all'odierne aree geografiche di Serbia e Kosovo. Riflessi di questa nuova sensibilità artistica si registrano negli affreschi veneziani di San Zan Degolà, e nelle ancora enigmatiche Madonne del latte, del Museo Marciano e delle Gallerie dell'Accademia, primi frutti adriatici di una produzione destinata a grande successo. In pieno Duecento si registrano in laguna anche le prime significative infiltrazioni artistiche di impronta occidentale, indice di apprezzamento, da parte della committenza, dei prodotti, specie suntuari, della terraferma. Gli sviluppi di tali ingressi di provenienza anche transalpina, contribuiranno all'affermazione di un nuovo linguaggio, dallo stile elegantissimo, ancora veneto-bizantino ma con influenze sia giottesche che gotiche, che troverà poi in Paolo Veneziano (attivo verosimilmente ca. 1320-1358) il suo esponente più rappresentativo.
Una occasione unica per un viaggio tra arte occidentale e orientale in una città che ha saputo far sintesi delle tradizioni rielaborandole ed instaurare dialoghi e meticciati culturalmente significativi. Una mostra che contribuisce a vedere e rivivere i primi secoli della storia della civiltà veneziana attraverso l'arte e la fede dei suoi primi abitanti.

Museo Diocesano - Chiostro di Sant'Apollonia, Castello 4312, Venezia
informazioni e prenotazioni 0412413817 - fax 0417241124 - millenniotorcello@patriarcatovenezia.it - www.millenniotorcello.it

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