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La poesia oltre i banchi di scuola

Paolo Di Paolo a Matera con Rimembri ancora: riscoprire le poesie studiate a scuola da adulti

Giovedì 13 febbraio, nell’Auditorium “R. Gervasio” di Matera, l’associazione Amabili Confini presenta Rimembri ancora, il saggio di Paolo Di Paolo che invita a rileggere con occhi nuovi le poesie imparate a scuola. L’autore, finalista al Premio Strega, dialogherà con gli studenti dei licei cittadini, guidandoli in un viaggio tra versi e memoria, per scoprire come l’esperienza possa dare nuovo significato alla letteratura

Inserito da (Admin), lunedì 10 febbraio 2025 10:55:30

"È raro tornare da adulti alle poesie incontrate da studenti. Eppure, sarebbe bello scoprire come risuonano in noi. E accorgersi che la vita le ha rese più leggibili, più emozionanti, più preziose."

Così si esprime Paolo Di Paolo nel suo agile saggio Rimembri ancora. Perché amare da grandi le poesie studiate a scuola, che l'associazione Amabili Confini presenterà nell'Auditorium "R. Gervasio" di Matera giovedì 13 febbraio, con inizio alle 11:30.

Il noto scrittore romano, tra i più brillanti divulgatori italiani, si rivolgerà agli studenti dei licei classico "E. Duni", scientifico "D. Alighieri" e artistico "C. Levi", per condurli in un viaggio alla riscoperta di autori che hanno lasciato una traccia profonda nella letteratura italiana e nella memoria di ciascuno. L'incontro, introdotto dalla giornalista Antonella Ciervo, sarà aperto al pubblico fino ad esaurimento posti.

Paolo Di Paolo (Roma, 1983), è stato finalista al Premio Strega 2024 con «Romanzo senza umani», ed è autore, tra l'altro, di «Mandami tanta vita» (2013, Premio Salerno Libro d'Europa, Premio Fiesole Narrativa e finalista Premio Strega), «Una storia quasi solo d'amore» (2016), «Lontano dagli occhi» (2019, Premio Viareggio Rèpaci), tutti editi da Feltrinelli e tradotti in diverse lingue europee. Scrive su «la Repubblica» e conduce su Rai Radio 3 la trasmissione sulla lingua italiana «La lingua batte».

 

Rimembri ancora. Perché amare da grandi le poesie studiate a scuola.

La nebbia agl'irti colli...

E poi? Come faceva? È raro tornare da adulti alle poesie incontrate da studenti. Eppure, sarebbe bello scoprire come risuonano in noi. E accorgersi che la vita le ha rese più leggibili, più emozionanti, più preziose.

Nel bagaglio delle conoscenze scolastiche, insieme alle tabelline, al teorema di Pitagora, alla fotosintesi clorofilliana, rientrano anche molte poesie. C'è perfino chi, nel tempo, le ha imparate a memoria. Da «Silvia, rimembri ancora» di Leopardi a «La pioggia nel pineto» di D'Annunzio, dalle «stelle cadenti» di Pascoli al «male di vivere» di Montale, può capitare di ritrovarsi qualche verso sulle labbra, all'improvviso. Sembra che voglia dirci ancora qualcosa. Ma cosa? Paolo Di Paolo ci offre un'occasione per leggere in modo nuovo e sorprendente le poesie studiate a scuola. Toglie un po' di polvere e le libera dai luoghi comuni, rimette in rapporto scrittura e vita. Seguendo piste imprevedibili, riscopre «Dei Sepolcri» come un canto carico di tenerezza e rilegge «Il cinque maggio» come un editoriale in versi. Accosta autori contemporanei come Ray Bradbury a Carducci o Yasmina Reza a Manzoni, ripensa i versi secchi di Ungaretti all'ombra delle guerre odierne. E mette in gioco anche sé stesso, la sua storia di studente, di aspirante scrittore: un romanzo mai scritto su Gozzano; le telefonate e gli incontri con i grandi del secondo '900, Luzi, Zanzotto, Sanguineti, Spaziani...Dimostra così che l'esperienza può riempire di senso quei versi lontani e completarli nel tempo, fra amori, ferite, desideri, sogni.

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